La notizia di fondo è che è andato tutto bene. Il test mondiale effettuato ieri per 24 ore sull’Ipv6, il nuovo protocollo di internet, non ha registrato particolari problemi. La prova è stata fatta da tutti i big del settore, a partire da Google, Facebook, Yahoo, ma anche, per l’Italia Fastweb e il Cnr di Pisa. Ed è filato tutto relativamente liscio. Ma resta il fatto che il grande trasloco di internet suscita ancora parecchie preoccupazioni, per esempio fra le aziende.
A dimostrarlo, un’apposita indagine di Infoblox Inc condotta fra oltre 2400 rappresentanti di reparti aziendali It sullo stato di implementazione della nuova tecnologia: l’80% ritiene di non essere adeguatamente preparato alla trasformazione [Scarica il WhitePaper di Infoblox su come evitare le trappole dell’IPv6].
In questi casi è sempre utile un pò di buon senso. Davanti a cambiamenti tecnologici di grande portata è facile che le aziende esprimano preoccupazione, e il fatto che i test di ieri siano andati bene dovrebbe far tirare a tutti un respiro di sollievo. Può essere utile tenere a mente quello che successe dicei anni oro sono con i timori per il millennium bug che si rivelarono decisamente eccessivi. Ma è anche vero che, come spiega Marco Sommani, del Cnr di Pisa, uno dei padri della rete italiana nonchè responsabile dell’IPv6 Forum Italia, nella Penisola «siamo ancora indietro nella pratica” anche se c’è un importante “cambio di atteggiamento», e «finalmente anche i provider italiani hanno preso coscienza di ciò che devono fare».
Forse è bene fare un pò di chiarezza. L’IPv6 è il nuovo protocollo di internet che andrà a sostituire quello attualmente in uso, l‘IPv4, sul quale lo spazio è esaurito. Per dirla in parole molto semplici, non ci sono più indirizzi (un pò come succede quando bisogna cambiare il prefisso dei numeri telefonici perchè non ce ne sono più). La nuova infrastruttura invece garantisce uno spazio praticamente illimitato (circa 340 sestilioni di indirizzi), e rende anche possibili nuove funzionalità.
«I due protocolli marceranno insieme ancora per molti anni» spiega Sommani, ma «potrebbe succedere che vengano sviluppate delle nuove applicazioni basate solo sull’IPv6, come per esempio alcuni grandi giochi online, che ovviamente sarebbero precluse a chi ha abilitata solo la vecchia versione».
Insomma, chi ancora non ha iniziato a pensarci è bene che lo faccia in fretta. Una macchina che ha solo un numero Ipv4 non comunica con una Ipv6, ci vuole un traduttore.
Per le aziende che volessero informarsi, c’è ad esempio il Chapter italiano dell’IPv6 Forum, nato per iniziativa di Isoc Italia, che ha un sito ancora in costruzione al quale ci si potrà presto rivolgere per suggerimenti e per confrontare esperienze.
Secondo il sondaggio di Infoblox, le aziende registrano preoccupazione e una buona dose di incertezza sui passi da intraprendere. Come detto, è pari all’80% il numero dei responsabili It che si dichiara impreparato. Uno su due non sa nemmeno se il proprio netowrok supporti l’IPv6, il 70% esprime preoccupazione per il successo del proprio trasloco. I problemi principali indicati sono la mancanza di educazione specifica e le incertezze. Solo il 24% delle aziende interpellate ha dedicato specifiche risorse alla migrazione. Il 23% prevede di abilitare i propri siti entro i prossimi 12 mesi.