L’anziano e il mondo dell’ICT

di Stefano Pierini

22 Settembre 2010 09:00

Il termine anziano sta perdendo sempre più il connotato negativo. Una volta si diceva "è un vecchio", mentre oggi sempre più spesso si parla di nonni con significato tout court

L’offerta di servizi in rete

Soffermandoci su Internet, ancora sono pochi gli over 65 ad usufruire dei nuovi social network, ma grazie a vari corsi di formazione, promossi soprattutto dagli interventi delle varie associazioni della terza età e dai programmi dell’educazione degli adulti, sempre più nonni, magari in compagnia dei loro nipoti, si avvicinano a queste nuove opportunità di conoscenza e partecipazione. Alcuni siti sono nati per offrire informazioni di aiuto soprattutto nel campo della prevenzione sanitaria, in special modo nel dare consigli su una sana alimentazione, sull’assistenza socio-sanitaria, su alcune innovazioni amministrative di impatto sociale. Cominciano a proporsi, ancora in forma sperimentale, anche interventi formativi online (e-learning) che, previo sviluppo della capacità di utilizzo della navigazione in rete, eliminando le difficoltà di lunghi spostamenti e abbattendo i costi della formazione, possono aiutare a consolidare delle competenze di base (conoscenza delle lingue, dell’informatica, del territorio, dei principi nutrizionali, ecc..) che determinano una maggior integrazione in una società che genera cambiamenti molto rapidamente.

Questi scenari sono stati al centro di un importante convegno transnazionale svoltosi ad Ancona a fine 2009 dal titolo “Anziani: cittadini attivi, le opportunità per gli over 65 nella società informatizzata”. Tale incontro è stato l’atto conclusivo di un progetto europeo cofinanziato del Programma Grundtwig-Educazione degli Adulti ed altri percorsi educativi, dal titolo INFO-C.O.O.P. (Information and Cultural Opportunities Of Old People).

Capofila del progetto è stata la Provincia di Ancona ed hanno partecipato all’iniziativa 5 Paesi Europei (Spagna, Germania, Romania, Ungheria e Italia) con 10 partner e tra quelli italiani ricordiamo fra gli altri (l’I.N.R.C.A di Ancona, L’U.N.I.E.D.A. di Roma, la società di formazione e progettazione “Laboratorio delle Idee” di Fabriano, ecc..). L’obiettivo del progetto è stato quello di arricchire la professionalità e il ruolo sociale della popolazione anziana, seguendone i desideri, le inclinazioni e i bisogni espressi e non. Sono stati attivati 2 percorsi di formazione sperimentali, 1 per formatori-operatori per l’originalità e la diversità che esiste nell’operare a livello formativo con classi di over 65 e l’altro con gli anziani stessi. Le attività si sono svolte in Italia, Romania, Ungheria e Germania.

Tra i prodotti dell’iniziativa è di particolare importanza per le potenzialità tutte da esplorare, la realizzazione della piattaforma E-learning pensata per un facile ed immediato utilizzo del Pc da parte di utenti non esperti e con scarsa propensione all’utilizzo degli strumenti dell’ICT. Al convegno hanno partecipato illustri esperti e rappresentanti politici delle varie amministrazioni; in funzione del loro ruolo professionale e sociale abbiamo rivolto loro alcune domande sul problema dell’anziano e la società dell’informazione.

Dott.Francesco Florenzano Presidente UNIEDA
Le competenze dell’anziano sono in gran parte esperenziali. La formazione in un adulto incontra sempre delle problematiche (scarsa considerazione, formatori poco specializzati, ambienti poco interattivi). Quali possono essere le nuove modalità di trasmissione del sapere e con un impatto maggiormente coinvolgente?

Da oltre 30 anni si è sviluppato un senso comune sull’utilità della formazione permanente per una migliore qualità della vita. In Italia, in modo particolare, sono state fondate centinaia di Università della terza età che hanno svolto (e ancora svolgono) egregiamente il compito. Con un colpo sono stati colpiti 2 piccioni. Vale a dire che gli organizzatori delle Università della terza età ne hanno tratto un vantaggio in quanto anziani oppure prossimi al pensionamento, traendo così una motivazione sociale alla propria esistenza; gli utenti invece hanno trovato un luogo differente dal Centro anziani, capace di stimolarli e di spronarli ad una vita attiva nella mente e nel corpo. Questo movimento di persone è stato ed è una fetta importante del movimento culturale italiano, che a volte con grande organizzazione, altre con un ricorso alla spontaneità, è l’innovazione che si cerca da tempo e che è tutta extrascolastica. La novità vera è che le persone anziane non sono desiderose di sapere solo su temi della salute ma su molti altri temi. I siti che parlano di malattia, ovvero della loro prevenzione, sono di interesse soprattutto per gli operatori. Quindi occorre smettere di pensare che gli anziani siano interessati essenzialmente alla propria salute fisica. Invece, dai dati che noi abbiamo, i corsi di storia dell’arte, di inglese e di informatica, ad esempio, sono di grande frequentazione proprio da parte di questa generazione, che trova così l’opportunità di conoscere le altre generazioni al di fuori del vissuto familiare. Non c’è nulla di così patetico di quanto proposto da progetti finanziati e promossi a livello stampa, di quelli che mettono insieme nonni e nipoti (come se questa bella cosa avesse bisogno di un progetto), oppure di quei progetti di alfabetizzazione che favoriscono ovviamente già chi è attivo. Il progetto più difficile è quello di coinvolgere le persone anziane più passive e con difficoltà di socialità. La cultura è il passaggio obbligato e favorente, intendendo però per cultura quello che è atteso ed è congeniale alla persona e non all’ente organizzatore.