«I social network sono una importante e straordinaria opportunità e non vanno demonizzati». È questo, in sintesi, il parere degli esperti dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù nei confronti della crescente diffusione di strumenti di socializzazione virtuale come Facebook tra i più giovani.
«Come tutti gli strumenti potenti però, bisogna saperli maneggiare in modo da non farsi del male – spiegano i medici – Per un genitore e un figlio i social network altro non sono che la proiezione in rete della qualità delle relazioni vissute quotidianamente tra le pareti domestiche».
L’età di chi si affaccia a questo mondo virtuale è sempre più bassa e la tentazione di utilizzare gli strumenti informatici dei propri figli per controllarli è, per molti genitori, molto forte: c?è chi attiva il proprio profilo e poi chiede l?amicizia al figlio, chi cerca di utilizzare le chiavi d?accesso al profilo del figlio per conoscere il suo mondo, i suoi contatti, i suoi interessi.
Eppure – ammoniscono gli esperti – tali comportamenti equivalgono allo sbirciare nel diario segreto perché in rete, soprattutto i ragazzi, esprimono emozioni, pensieri, gusti, affidando ai social network anche sfoghi personali, ma che, nel proprio immaginario, devono restare preclusi alla sfera dei genitori.
Un altro rischio è la virtualizzazione del rapporto figlio-genitore in cui si dialoga in rete ma si resta in silenzio a tavola. L’approccio migliore è la creazione di una relazione solida tra genitore e figlio, che permetta all?adolescente di affrontare ogni argomento, eventuali ansie, paure e preoccupazioni derivanti da contatti e richieste giunte tramite internet e i social network.
Intanto, anche da parte degli stessi sviluppatori dei social network, c’è una maggiore attenzione al mondo dei minori e alla loro tutela. Ad esempio, l’attivazione di un tasto “segnalazione di abusi” di facile uso e immediatamente accessibile, la classificazione automatica come “privati” dei profili completi online e degli elenchi di contatti di utenti registrati come minorenni, l’impossibilità di compiere ricerche sui profili privati di utenti minori, su siti Internet o tramite motori di ricerca.