Diritti umani e carceri, il Comitato europeo per la prevenzione della tortura

di Alfredo Bucciante

26 Maggio 2010 09:00

Istituito nel 1987 sulla base della Convenzione europea per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti, lavora come organo del Consiglio d'Europa dal 1989

Va subito sottolineato come il Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti (CPT) non sia un organo operante nel quadro dell’Unione Europea, ma abbraccia un più ampio numero di Stati. Nello specifico 47, gli stessi appartenenti al Consiglio d’Europa. In sostanza quindi, tutti i Paesi del continente europeo, ad esclusione della Bielorussia, rispetto alla quale ci sono comunque pressioni perché entri anch’essa a farne parte.

La cornice legale nella quale opera il Comitato è costituita dalla Convenzione europea per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti, firmata a Strasburgo nel 1987 e interessata da una serie di modifiche nel 2002. I membri del Comitato, uno per Stato, hanno un incarico della durata di quattro anni, e sono rieleggibili per massimo due mandati. Vengono scelti tra personalità di alta moralità, note per la loro competenza nell’ambito dei diritti umani, secondo quanto disposto dall’articolo 4. Vengono eletti dal Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, in base ad una lista di tre nomi per ciascun Paese predisposta dall’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa.

L’attuale presidente è l’italiano Mauro Palma, affiancato da due vice-presidenti. Le cariche dei membri che ricoprono l’attuale mandato scadranno più o meno tutte nel corso del 2011. Il Comitato realizza, come sua attività principale, una serie di visite programmate e periodiche nei luoghi di detenzione. Ovviamente, a fianco a queste ve ne sono altre ad hoc, che avvengono senza essere annunciate, e tipicamente hanno uno scopo, nel senso che possono essere legate alla notizia di condizioni particolarmente problematiche in quella zona o in quello specifico carcere, oppure servono per valutare come a distanza di tempo l’amministrazione ha provveduto a mettere in pratica eventuali raccomandazioni ricevute in precedenti visite.

Il numero di entrambi i tipi di visita è cresciuto nel corso degli anni, seppur con qualche oscillazione. Da 1 ad hoc e 4 periodiche del 1990 si è passati, rispettivamente, a 9 e 10 nel 2009, per un totale complessivo di giorni di visita passato da 50 (di cui 13 nelle visite ad hoc) a 111 (49 nelle visite ad hoc). La caratteristica importante di ogni visita è il principio dell’unlimited access. I membri hanno pieno diritto di ingresso in tutti i luoghi di detenzione, in base all’articolo 8 della Convenzione, e possono entrare in contatto con qualsiasi soggetto. Ciascun membro del Comitato gode inoltre di una particolare immunità nell’esercizio delle proprie funzioni, sancita dall’articolo 16 della Convenzione.