Mondiali 2010, se Internet penalizza gli africani

di Lorenzo Gennari

30 Aprile 2010 15:30

Solo il 2 per cento dei biglietti delle partite del mondiale di calcio che si terrà in Sudafrica è stato acquistato dagli africani. Il canale online non ha favorito i paesi del continente nero

Secondo la società internazionale di management consulting Grant Thortnton, sono solo 11mila e trecento i biglietti per i Mondiali di calcio 2010 acquistati da africani. Si tratta del 2% del totale dei tagliandi finora venduti.

Sempre secondo la società di consulenza, le ragioni sono da ricercare nei prezzi elevati, nella carenza dei circuiti di distribuzione, ma soprattutto nel fatto che solo pochi africani posseggono una carta di credito o un accesso a internet per acquistare online, unici mezzi a disposizione di coloro che non abitano in Sudafrica per comprare i biglietti.

Nonostante i passi avanti nella diffusione di Internet in Africa, il numero di abbonamenti a Isp, il numero di host, il traffico dati, e la banda complessiva sono tutti, in rapporto alla popolazione, largamente inferiori rispetto agli altri continenti.

L’Africa si colloca quindi al di là del digital divide ed è purtroppo ancora lontana dal raggiungere gli obiettivi di sviluppo del millennio identificati dalle Nazioni Unite relativamente all’accessibilità globale dei benefici delle telecomunicazioni e dell’informatica.

Aver identificato Internet come mezzo di distribuzione principale per la vendita dei biglietti dei mondiali di calcio al di fuori del paese ospitante ha pertanto penalizzato il continente nero che, non avendo alternative per l’acquisto dei tagliandi, ha dovuto accontentarsi di un approvvigionamento condizionato dalla bassa disponibilità di connessioni ad Internet.

Per quanto riguarda il pubblico extra africano, la richiesta maggiore si è avuta dall’Inghilterra e dagli Stati Uniti, mentre dall’Italia, finora, sono giunte richieste per meno di tremila biglietti (e qui la spiegazione potrebbe essere la difficoltà del viaggio).

La Fifa, da parte sua, non è affatto allarmata da questi dati poiché stima tutt’ora che, indipendentemente dalla provenienza degli spettatori, gli stadi saranno pieni al 95%.