Google Books, accordi in vista in USA e UE

di Lorenzo Gennari

8 Settembre 2009 15:00

Dopo aver raggiunto un accordo con gli editori statunitensi, Google ora prova a far breccia anche nel vecchio continente attraverso una serie di incontri istituzionali in ambito europeo

Nei prossimi giorni Dan Clancy, uno dei responsabili del progetto Google Books incontrerà il Commissario dell’Unione Europea per le Telecomunicazioni e i Media, Viviane Reding.

Le posizioni della Reding sono da tempo sbilanciate in favore della libertà e della condivisione, pertanto la società di Mountain View confida molto nella possibilità di trovare un’intesa che consenta al progetto Google Books di continuare il suo cammino anche da questa parte dell’oceano.

L’Unione Europea intanto sta esaminando l’accordo raggiunto negli Stati Uniti tra Google e gli editori che avevano accusato la stessa Google di non aver rispettato il copyright durante l’attività di digitalizzazione di libri e pubblicazioni.

La soluzione trovata dal colosso dei motori di ricerca è stata quella di creare un registro (costato 125 milioni di dollari) che funzionerà da arbitro tra Google e gli editori in modo che i detentori del diritto d’autore vengano adeguatamente compensati. Con una lettera indirizzata a sedici gruppi editoriali europei, Google ha poi proposto due delle otto cariche direttive del registro a rappresentanti “non-USA”.

Dopo le recenti polemiche partite dalla Germania e poi allargatesi ad altri paesi dell’Unione, la società fondata da Larry Page e Sergey Brin sta percorrendo la strada della diplomazia coinvolgendo le istituzioni e impegnandosi a non inserire nel processo di digitalizzazione avviato negli Stati Uniti opere europee, senza contattare preventivamente gli editori.

Nonostante tutto, il progetto Google Books continua ad attirare, anche nella sua patria, le critiche di quanti paventano il pericolo di monopolio. Peter Brantley, dell'”Internet Archive and Open Book Alliance“, una delle cinque organizzazioni che sono ricorse in Commissione ha dichiarato: «Non dobbiamo permettere che un’unica società USA detti le regole a livello internazionale».

Finora, le offerte economiche lanciate dal più grande motore di ricerca nel mondo sono state prese in considerazione da paesi come Spagna, Francia e Italia.