Facebook: tra Mafia, censure e mancate regolamentazioni

di Marina Mancini

7 Gennaio 2009 17:10

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Mentre imperversa la polemica sulle immagini "materne" nel più noto sito di social networking esplode la protesta degli utenti contro i gruppi a sostegno dei capimafia. A quando una regolamentazione?

Facebook, il più popolare trai social networks, fa ancora parlare di sé. Ad accendere i riflettori sul FB, il comportamento contraddittorio degli
amministratori che da un lato censurano le foto delle mamme che allattano al
seno i loro bambini e dall’altro permettono la
proliferazione di gruppi che raccolgono fans di Totò Riina e Bernardo
Provenzano
, sanguinari capimafia.

Il dubbio è che certi gruppi non siano nati solo in maniera
provocatoria… – c’è chi invita addirittura a
santificare Provenzano – e quindi, per verificare che la Mafia non cerchi consensi tra i giovani utilizzando i
loro stessi mezzi, oggi

Repubblica
annunciava che la Procura di Palermo sarebbe stata prossima
all’apertura di un’inchiesta. Ma tali voci sono state subito smentite dalle stesse fonti giudiziarie.

C’è da aggiungere che per gli amministratori di Facebook iniziare a censurare tutti i gruppi considerati contrari alla morale: al di là della voilontà di mantenersi conformi alle normative, in realtà, sembra quasi che nel filtrare immagini e fare opera costante di controllo si possa arrivare a cambiare le regole di gestione non solo del social network ma della Rete stessa, che si vorrebbe libera in ogni
espressione. In pratica un’impresa titanica.

Intanto la polemica infuria e sul sito stesso sono nati gruppi
che inneggiano "Fuori
la Mafia da Facebook
" che conta già, tra iscritti al gruppo e agli eventi
170mila sostenitori
.

Tra le iniziative anche l’invio di un messaggio di posta elettronica al
Presidente della Commissione Antimafia, Beppe Pisanu, al fine di intervenire per cancellare le pagine che inneggiano ai barbari assassini di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Pio La Torre, Peppino Impastato, solo per citare alcuni degli uomini che hanno dato la loro vita
per la lotta alla Mafia.

E intanto fioccano le adesioni al gruppo antimafia, i messaggi di
solidarietà e le prese di posizione di politici, amministratori, uomini di cultura e semplici cittadini che raggiungono le pagine di Facebook per dire la propria.

Basterà per convincere gli amministratori del più noto tra i social network?