Cina, un nuovo suicidio alla Foxconn

di Barbara Weisz

6 Agosto 2010 14:30

Si è tolta la vita una giovane di 22 anni, buttandosi dalla finestra. È il sedicesimo caso negli stabilimenti cinesi del gigante dell'elettronica

Un nuovo suicidio nelle ultime ore negli impianti cinesi della Foxconn. La vittima è una giovane donna di 22 anni, che si è buttata dalla finestra. Il fatto è avvenuto nello stabilimento di Kunshan, nella provincia dello Jiangsu, quindi non nell’impianto di Shenzhen teatro nei primi mesi di quest’anno di tredici episodi, di cui dieci mortali. In tutto, comunque, negli stabilimenti cinesi della Foxconn quest’anno si sono susseguiti sedici casi di suicidio.

Si tratta dunque dell’ennesimo episodio. La polizia sta indagando sull’accaduto e l’azienda ha dichiarato che sta collaborando con le autorità. La Hon Hai, questo il nome preciso della casa madre, «ha espresso il più profondo dolore e le condoglianze alla famiglia dell’operaia» e ha dichiarato l’intenzione di «provvedere per loro a un sostegno in questo tristissimo momento».

Non si sa molto dei dettagli di quest’ultima morte. La giovane lavorava nel reparto di assemblaggio. Il suicidio è avvenuto due giorni fa, il 4 agosto. La giovane è morta dopo 10 ore di ospedale, durante le quali sono stati vani i tentativi di salvarla. Secondo quanto ha dichiarato l’azienda, lavorava alla Foxconn dallo scorso mese di marzo.

L’azienda taiwanese è un colosso mondiale dell’elettronica, e nelle sue fabbriche si assemblano alcuni dei prodotti di punta del mercato mondiale, come gli iPhone di Apple e varie componenti di prodotti di Siemens, Nokia, Sony, Dell e Hewlett-Packard.

La catena di suicidi che si sono susseguiti dall’inizio di quest’anno ha fatto finire il colosso, che in Cina impiega circa 800mila persone, nell’occhio del ciclone. L’azienda si è difesa in diversi modi, a tratti sostenendo che le morti potrebbero non essere necessariamente collegate alle condizioni lavorative, ipotesi respinta da tutti i familiari delle vittime.

In realtà, questi episodi hanno fatto emergere la questione delle condizioni lavorative negli stabilimenti, con critiche legate ai turni che arrivano fino a 14 ore, a regole evidentemente pesanti da rispettare, alla vita alienante degli operai che in genere sono molto giovani e vivono molto lontani da casa.

Nei mesi scorsi, fra le altre cose, l’azienda ha fatto installare delle reti di protezione nei suoi stabilimenti, per impedire nuovi episodi mortali, ma evidentemente l’esito è stato poco felice. Da segnalare anche alcune decisioni un po’ surreali, come quella di far firmare ai propri dipendenti una clausola anti suicidio inserita nel contratto.

Sono state prese però altre misure, nel tentativo di aumentare il livello di soddisfazione dei propri lavoratori, a partire da aumenti salariali. L’ultima ondata di aumenti diventerà effettiva a partire dal primo ottobre, e la paga media di un operaio raggiungerà i 2mila renminbi al mese, circa 240 euro, contro una precedente media di 900 ren, circa 109 euro.