Dirigenti PA: stop avanzamenti di carriera automatici

di Teresa Barone

22 Gennaio 2015 11:00

Un emendamento alla Riforma della PA introduce criteri meritocratici per dettare gli avanzamenti di carriera dei dirigenti statali.

Arrivano nuovi dettagli sulla Riforma della PA e sulla nuova normativa che attiverà limiti e controlli nel pubblico impiego, coinvolgendo anche i dirigenti statali.

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Uno degli emendamenti alla legge delega sulla Pubblica Amministrazione, proposti dal relatore Giorgio Pagliari e ufficialmente presentati il 29 gennaio, riguarda proprio i manager statali: gli avanzamenti di carriera non saranno più automatici ma potranno essere approvati solo sulla base del merito e del raggiungimento dei risultati previsti.

Le novità riguarderanno anche la formazione e i concorsi pubblici per i dirigenti, come

«Il superamento degli automatismi di carriera dei dirigenti pubblici, la valorizzazione del merito anche ai fini del trattamento economico, la limitazione della responsabilità amministrativo-contabile dei dirigenti agli atti di gestione con esclusione di quelli relativi all’attuazione di indirizzo politico, la riforma della Scuola Nazionale di Amministrazione, cui è affidata la gestione dei corsi-concorsi e dei concorsi per i dirigenti, l’affidamento in via esclusiva della funzione medico-legale all’Inps. Sono tutte scelte importanti e molto significative, che confermano e accentuano il segno riformatore del Ddl».

Tra gli altri provvedimenti compare anche l’ingresso dell’INPS come gestore delle certificazioni per malattia anche nel settore pubblico, ma la stretta riguarderà anche il rafforzamento del procedimento disciplinare.

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Da parte del Ministro della PA Marianna Madia arriva una precisazione in tema di Jobs Act e pubblico impiego, in riferimento ai licenziamenti disciplinari illegittimi:

«Secondo me bisogna prevedere sempre il reintegro. Anche perché c’è un rischio di spoil-system, di tipo politico, che in un’azienda non c’è. Questo è l’unico punto vero di differenza con il privato. É assolutamente evidente che il Jobs Act non si applica al pubblico impiego, è un provvedimento per il settore privato».