La Commissione europea ha proposto la creazione di una tessera professionale unica per tutti i Paesi comunitari valida per lavorare all’interno della Ue. Questa card elettronica faciliterà la mobilità del lavoro e dei professionisti in particolare, le cui qualifiche potranno essere immediatamente riconoscibili anche all’estero.
Questa sorta di “passaporto professionale” mira a tagliare la burocrazia e gli impedimenti che rendono difficile esercitare un lavoro come il notaio o il farmacista o anche l’avvocato in uno qualunque degli Stati membri, pur avendo ricevuto in patria l’abilitazione necessaria.
Michel Barnier, commissario al Mercato interno, ha commentato la misura dicendo che “si tratta di un atto doveroso in un momento in cui aumenta la richiesta di personale qualificato e in cui si richiede un sistema unico di riconoscimento delle varie professionalità. Sarà più facile trasferirsi all’estero per lavoro, dirigendosi in quegli Stati o in quelle regioni dove ci sono maggiori offerte”.
Ma da Bruxelles si punta più in alto: aggiornare e uniformare i requisiti minimi di formazione per le professioni come quella di medico, dentista, farmacista, infermiere, ostetrico, veterinario e architetto. Per arrivare a questo, però, occorre fare chiarezza sulle professioni regolamentate, che allo stato attuale sono ben 800 per 27 Stati. In alcuni casi, cambieranno anche i requisiti di formazione: per ostetrici e infermieri, per esempio, la formazione scolastica generale obbligatoria passerà da 10 a 12 anni di studi. La misura della Commissione mira a introdurre anche una sorta di sistema di allerta che segnalerà il divieto di esercizio di una professione nel settore medico-sanitario valido in tutta l’Unione europea.
Una volta che questa proposta della Commissione verrà approvata dal Parlamento di Strasburgo e recepita dagli Stati membri, ciascun Paese dovrà dare un elenco delle professioni regolamentate dall’ordinamento nazionale, giustificando la necessità della regolamentazione.
I cambiamento riguarderanno soprattutto farmacisti e notai: i primi potranno aprire farmacie anche in un altro Paese Ue, senza che le autorità nazionali possano vietarlo. I secondi, invece, potranno svolgere la professione all’estero solo con alcuni accorgimenti e con alcuni limiti, visto che ciascuno Stato membro potrà richiedere un test attitudinale o un periodo di tirocinio o formazione nel Paese in cui il professionista intende stabilirsi a lavorare. Rimane invece vietata la possibilità di effettuare autenticazioni di atti che richiedano il timbro dello Stato membro.