Sono in aumento i fallimenti delle imprese italiane, con una crescita che nel primo trimestre di quest’anno è stata del 4,2% rispetto ai primi 3 mesi del 2001. E la crescita di queste chiusure non si arresta da 4 anni: a partire dell’aprile 2008 le procedure sono in aumento. I dati provengono dal Cerved, l’azienda che analizza le società e il loro rischio di solvibilità con le banche.
Le procedure aperte nel periodo gennaio-marzo sono state 3mila in tutto il Paese (oltre 30 al giorno), con una crescita particolarmente elevata nell’Italia centrale (+12,7% rispetto al primo trimestre 2011), nel sud (+6,5%) e nelle regioni del nord-ovest d’Italia dove l’aumento medio del 4,9% supera di poco la media nazionale. Controtendenza invece per le aziende situate nel nord-est, i cui fallimenti sono addirittura diminuiti dell8,8%, con Veneto ed Emilia Romagna a trainare con -12,3 e -12,2%.
Un segnale positivo viene però dai dati destagionalizzati: tra gli ultimi 3 mesi del 2011 e i primi 3 del 2012 il numero di fallimenti corretto per fenomeni di stagionalità e di calendario è in calo dell’1,1%, mantenendosi comunque a livelli molto più elevati rispetto a quelli precedenti alla crisi economica.
Per quanto riguarda i settori, il Cerved mostra che nel primo trimestre i fallimenti nel settore dell’edilizia sono in crescita dell’8,4% (sempre paragonati allo stesso periodo dello scorso anno), come quelli nel terziario che segna un +4,1% grazie soprattutto al settore dell’informazione, della comunicazione e dell’intrattenimento, nella logistica-trasporti e tra le società immobiliari.
Pochi segnali positivi anche dai concordati preventivi, che nel primo trimestre 2012 risultano in aumento del 4,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso: l’incremento segna un’inversione di tendenza rispetto alle dinamiche positive osservate nel corso del 2011.
In questa situazione emerge comunque uno spiraglio dal settore industriale, dove le domande di default sono diminuite del 7,2% rispetto al primo trimestre del 2011.