Referendum 12 e 13 giugno: quattro quesiti per abrogare norme imperfette

di Nicola Santangelo

Pubblicato 9 Giugno 2011
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:45

Alla fine, anche la Corte Costituzionale ha dichiarato all'unanimità  ammissibile il nuovo quesito sul nucleare da sottoporre al voto nel Referendum di domenica e lunedì (12 e 13 giugno). Tocca adesso agli Italiani esprimersi su quattro quesiti abrogativi:

  • uno sul nucleare (scheda di colore grigio),
  • uno sul legittimo impedimento (scheda di colore verde),
  • due sull’acqua pubblica (schede di colore rosso e giallo).

Con il Referendum del 12 e 13 Giugno si è nuovamente chiamati a ribadire il proprio parere favorevole all’abrogazione di ogni legge che possa prevedere la costruzione di centrali nucleari all'interno del territorio italiano. Ma questa volta i riferimenti normativi di cui si chiede l’abrogazione sono i seguenti:

Articolo 5 (Abrogazione di disposizioni relative alla realizzazione di nuovi impianti nucleari)
Comma 1. Al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche, mediante il supporto dell’Agenzia per la sicurezza nucleare, sui profili relativi alla sicurezza nucleare, tenendo conto dello sviluppo tecnologico in tale settore e delle decisioni che saranno assunte a livello di Unione europea, non si procede alla definizione e attuazione del programma di localizzazione, realizzazione ed esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare.(…)
Comma 8. Entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dello sviluppo economico e del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano e acquisito il parere delle competenti Commissioni parlamentari, adotta la Strategia energetica nazionale, che individua le priorità  e le misure necessarie al fine di garantire la sicurezza nella produzione di energia, la diversificazione delle fonti energetiche e delle aree geografiche di approvvigionamento, il miglioramento della competitività  del sistema energetico nazionale e lo sviluppo delle infrastrutture nella prospettiva del mercato interno europeo, l’incremento degli investimenti in ricerca e sviluppo nel settore energetico e la partecipazione ad accordi internazionali di cooperazione tecnologica, la sostenibilità  ambientale nella produzione e negli usi dell’energia, anche ai fini della riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, la valorizzazione e lo sviluppo di filiere industriali nazionali. Nella definizione della Strategia, il Consiglio dei Ministri tiene conto delle valutazioni effettuate a livello di Unione europea e a livello internazionale sulla sicurezza delle tecnologie disponibili, degli obiettivi fissati a livello di Unione europea e a livello internazionale in materia di cambiamenti climatici, delle indicazioni dell’Unione europea e degli organismi internazionali in materia di scenari energetici e ambientali.

Due quesiti regoleranno per i prossimi anni la gestione dell'acqua pubblica.

Con il primo quesito si chiede di abrogare l’affidamento del servizio a operatori privati – ossia mettere la parola fine alla privatizzazione dell'acqua – e alla gestione dei servizi idrici da parte dei privati.

Con il secondo quesito, invece, si vuole abrogare il calcolo delle tariffe secondo logiche di mercato – cioè dire addio a quelle norme che permettono alle imprese di speculare sulla risorsa idrica riuscendo non solo a recuperare i costi di gestione e di investimento ma anche ad ottenere un guadagno dalla mera erogazione di acqua potabile.

Ultimo, ma per molti il più delicato di tutti, è il quesito per abrogare il legittimo impedimento (noto anche come “scudo giudiziario”) – per dire no a quella norma che permette al Presidente del Consiglio (ad oggi Silvio Berlusconi) di non comparire in tribunale nei processi che lo riguardano. Abrogare questa legge vuol dire rendere tutti i cittadini uguali davanti alla legge.

Il referendum del 12 e 13 giugno, lo abbiamo sottolineato più volte, è abrogativo: i cittadini italiani sono dunque chiamati a esprimersi per abrogare quattro normative attualmente in vigore.

E' importante, però, evidenziare che l'articolo 74 della Costituzione prevede che affinché i referendum abbiano valore occorre che il totale dei votanti che si recano alle urne sia del 50% + 1 degli aventi diritto. Senza il raggiungimento del quorum il referendum non ha validità .

Tutto chiaro?!