
Sto ristrutturando la prima casa e spenderò oltre 96.000€, non avendo figli a carico posso detrarre solo 7.000 all’anno per 10 anni? E dal 2026 si crea spazio nel plafond dei 7.000? Si posso sostenere altre spese di ristrutturazione? E se dal 2026 il reddito scendesse sotto i 75.000 euro, quale detraibilità sarà prevista per le quote pluriennali della spesa 2025?
Il suo calcolo sulla spesa massima detraibile è corretto. Essendo lei senza figli, deve applicare a un importo base di 14mila euro il coefficiente 0,5 per determinare il massimo di spese 2025 a cui può applicare detrazioni fiscali.
La Manovra 2025 ha introdotto un vincolo all’utilizzo delle detrazioni IRPEF per i contribuenti con reddito superiore a 75mila euro. Le regole sono contenute nel comma 10 della Legge 207/2024.
La detrazione per una ristrutturazione edilizia effettuata nel 2025 per una spesa agevolata fino a 96mila euro, sulla prima casa è al 50% (dal 2026 scende al 36%) e si spalma su dieci anni, con importo pari a 9mila 600 euro. Tuttavia, nel suo caso (avendo redditi oltre 75mila euro) scatta il tetto massimo detraibile di 7mila euro.
In parole semplici, con la detrazione edilizia lei esaurisce il tetto massimo detraibile di 7mila euro annui, sia nel 2025 sia negli anni successivi.
La norma prevede infatti che, ai fini del computo dell’ammontare complessivo degli oneri e delle spese detraibili, per le spese che prevedono una detrazione ripartita in più annualità (come le agevolazioni edilizie), rilevano le rate di spesa riferite a ciascun anno. Quindi, nel 2026:
- se lei rimane vincolato al limite di spesa per motivi di reddito (quindi, se sfora sempre i 75mila euro) non le si apre un nuovo spazio nel plafond e i 7mila euro continuano a essere completamente assorbiti dalla detrazione edilizia nel caso in cui lei scelga di utilizzarla;
- se invece il suo reddito scende sotto i 75mila euro, allora il discorso cambia, perché in questo caso non avrà più un limite alle spese detraibili e applicherà la detrazione piena spettante.
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Chiedi all'espertoRisposta di Barbara Weisz