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Aumento IVA nella Manovra Finanziaria 2015

di Barbara Weisz

Pubblicato 23 Dicembre 2014
Aggiornato 31 Dicembre 2014 07:50

Aumento IVA dal 2016 se non saranno centrati gli obiettivi di risparmio : clausola di salvaguardia nella Legge di Stabilità 2015 prevede le aliquote IVA del 10 e 22% salire al 13 e 25,5% nel 2018.

Se nel 2015  le misure della Legge di Stabilità non garantiranno i saldi di bilancio previsti assicurando il pareggio entro il 2017, scatterà un forte aumento IVA: l’aliquota al 10% rischia di arrivare al 13% nel 2017 mentre quella al 22% potrebbe salire al 25,5% entro il 2018. Lo prevede la clausola di salvaguardia introdotta nella manovra economica definitivamente approvata, attesa alla firma del capo dello Stato per la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.  La clausola diventa operativa solo al verificarsi di determinate condizioni – che Governo e Parlamento si impegnano ad evitare – ma resta un imperativo messo nero su bianco, all’interno di una manovra finanziaria e che in qualche modo dà la misura delle condizioni di fragilità in cui ancora si trovano i conti pubblici e l’economia del Paese.

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Aumento IVA

La clausola di salvaguardia è contenuta nei commi 718 e 719 della Legge di Stabilità 2015. Per evitare l’aumento IVA già dal 2016 bisogna riuscire a raggiungere i seguenti obiettivi di risparmio da Spending Review:

  •  3,272 miliardi nel 2016,
  • 6,272 miliardi nel 2017.

E’ possibile raggiungere l’obiettivo anche attraverso appositi provvedimenti normativi (ad esempio, l’esercizio della delega fiscale, magari con un generale riordino del sistema di detrazioni). Diversamente, scatterà un aumento IVA progressivo fra il 2016 e il 2018:

  • aliquota IVA 10% :  dal 1º gennaio 2016 al 12%, dal 1º gennaio 2017 al 13%.
  • aliquota IVA 22% dal 1º gennaio 2016 al 24%, dal 1º gennaio 2017 al 25% e dal 1º gennaio 2018 25,5%.

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Inutile sottolineare che sarebbe un aumento IVA fra i più ingenti mai realizzati, destinato a portare l’Italia ai vertici internazionali per imposizione sul valore aggiunto. Un’aliquota sopra il 25% significa, in parole semplici, che un quarto di merci e servizi acquistati se ne andrebbe in tasse. L’ufficio studi di Confcommercio misura il possibile effetto sui consumi: nel triennio 2016-2018 si rischia un crollo pari a 65 miliardi sui consumi delle famiglie, e una crescita dei prezzi del 2,5%.

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Da sottolineare che comunque un aumento IVA scatta da subito: quello sui pellet di legno, con l’aliquota che passa dal 10 al 22%. L’Italia è il principale consumatore europeo di pellet (un prodotto della lavorazione del legno molto utilizzato anche come combustibile da riscaldamento), con circa 3,3 milioni di tonnellate consumati da oltre 2 milioni di utilizzatori. L’incremento dell’aliquota è destinato, secondo le stime, a produrre maggiori entrate pari a 96 milioni di euro.