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Chi paga le tasse in Italia: proposte di riforma fiscale

di Barbara Weisz

19 Novembre 2021 09:00

Analisi e proposte di riforma fiscale alla luce delle dichiarazioni IRPEF: modello tedesco senza salti d'imposta, welfare e contrasto all'evasione.

In vista della riforma fiscale da definire in sede di dibattito parlamentare sulla Manovra 2022 e nel corso del prossimo anno, Itinerari Previdenziali ha pubblicato un report sulle imposte dirette e indirette negli ultimi anni, che evidenzia l’effetto redistributivo dell’attuale sistema fiscale, anche su evasione ed elusione. Il tutto, permette di fornire solidi punti di partenza per delineare proposte concrete di riforma e di contrasto all’evasione, sulla scia d strumenti efficaci in questo senso come la fatturazione elettronica.

Chi paga le tasse in Italia

Le politiche fiscali degli ultimi anni hanno contributo a redistribuire il reddito, riducendo il numero di incapienti e contribuenti sotto i 20mila euro ed offrendo vantaggi fiscali alle classi intermedie fino a 35mila euro. E’ quanto emerge dal report di Itinerari Previdenziali sulle imposte dirette e indirette negli ultimi anni, che evidenzia l’effetto redistributivo del sistema fiscale, anche su evasione ed elusione fiscale.

Scaglioni di reddito e IRPEF

Il report classifica i contribuenti che pagano l’IRPEF e presentano la dichiarazione dei redditi in dieci scaglioni:

  • fino a 7.500: il 22%, versa un’imposta media di 31 euro;
  • da 7. 500 a 15mila euro: il 19%, versa 454 euro l’anno;
  • da 15mila a 20mila euro: il 13%, versa in media 1.934 euro;
  • da 20mila a 29mila euro: il 21%, versa in media di 3.724 euro;
  • da 29mila a 35mila euro: il 7,9%, versa in media 6.600 euro;
  • da 35mila a 55mila euro: l’8,59%, versa in media 10.400 euro;
  • da 55mila a 100mila euro: il 3,45, versa in media 21.400 euro;
  • da 100mila a 200mila euro: lo 0,97%, versa in media 45mila euro;
  • da 200mila a 300mila euro: lo 0,14%, versa in media 90mila euro;
  • sopra i 300mila euro: lo 0,1%, versa in media 254mila euro.

Evasione fiscale

Secondo i redditi dichiarati, il 57% degli Italiani vivrebbe con meno di 10mila euro lordi l’anno. Secondo Alberto Brambilla, presidente di Itinerari Previdenziali, «questi numeri ci descrivono come il Paese povero che in verità non siamo: una fotografia non degna di uno Stato del G7 e facilmente smentita dai dati sui consumi o sul possesso di beni come smartphone o automobili». In base ai quali il 97% degli Italiani possiede almeno uno smartphone. Il parco circolante vede l’Italia seconda solo al Lussemburgo in Europa. Detto in parole semplici, l’Italia è uno dei paesi UE con la più alta evasione fiscale.

Scenario pre-riforma

«L’analisi della situazione fiscale fornita da Itinerari Previdenziali quest’anno è particolarmente utile e significativa, perché si inserisce nel dibattito della riforma fiscale che il Parlamento ha in programma di varare» commenta Mario Mantovani, presidente di CIDA, secondo il quale oltre ad emergere la necessità di proseguire con la lotta all’evasione, i dati dimostrano che «la maggior parte delle spese per il welfare va a finire sulle spalle di chi le tasse le ha sempre pagate».

Il punto, secondo Mantovani, è che «gli scaglioni di reddito sui quali grava la maggior parte dell’IRPEF sono ben lontani dall’individuare i “ricchi” sui quali la progressività dell’imposta vorrebbe svolgere l’originaria funzione sociale e riequilibratrice. In realtà, le remunerazioni si sono appiattite verso il basso, le imprese non hanno aumentato le loro dimensioni, il lavoro qualificato non è cresciuto. Ed è da qui che bisogna ripartire con segnali concreti». Per imprese e lavoro, CIDA propone di premiare le aziende che fanno utili, che si aprono in modo trasparente all’ingresso di capitali di rischio, che assumono».

Proposte di riforma

Fra le proposte di Itinerari Previdenziali per la riforma fiscale c’è quella di seguire il modello tedesco, con l’aliquota progressiva senza salti dovuti agli scaglioni: imposta minima del 15% su redditi oltre i 7.500 euro, con variazione millesimale continua fino al 38% per i redditi oltre i 75mila euro, associando a ogni livello di reddito una percentuale da applicare per ricavare l’imposta, senza superare l’attuale aliquota marginale massima.

In parallelo, si propongono: misure per far emergere l’economia in nero facendo leva sul cosiddetto contrasto d’interessi; deducibilità di determinate tipologie di spesa; welfare aziendale con detassazione per le imprese con dichiarazione fiscale positiva; premi per ridurre il cuneo fiscale dei lavoratori dipendenti, anagrafe generale dell’assistenza che consenta controlli più mirati.