Tratto dallo speciale:

Smart Working: evoluzione dei modelli di lavoro

di Cristiano Guarco

Pubblicato 2 Agosto 2013
Aggiornato 20 Gennaio 2023 16:59

Lavorare in modo intelligente: la School of Management del Politecnico di Milano fa il punto su soluzioni e tendenze in atto, al workshop promosso da Vodafone.

L’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano ha fatto luce su principi, leve e benefici del lavoro intelligente sulla base dei risultati di una recente Doxa, presentata in occasione del workshop Vodafone volto a individuare le strategie che possono contribuire a colmare lo svantaggio competitivo che affligge l’Italia. Accanto al ben noto problema di costo aziendale e ridotto potere d’acquisto – forbice eccessiva tra salario (25mila euro) e costo del lavoro (48mila euro) – tra le cause spicca anche la scarsa produttività rispetto a paesi “concorrenti” come Francia e Germania: una media di 1.774 ore lavorative annue per l’Italia con un PIL di 45,6 €/h, che passano a 1.406 h e 55,8 €/h per i nostri cugini d’Oltralpe, e a 1.476 e 57,7 €/h per la nazione tedesca. Necessario, dunque, muovere verso un modello innovativo rispetto ai principi finora considerati basilari: non serve una gerarchia rigida ma un approccio collaborativo che punti su comunicazione, valorizzazione dei talenti, personalizzazione e flessibilità. Sono concetti già emersi in altri contesti, come il Social Business Forum 2013, dove la collaborazione e la condivisione sono emersi come pilastri portanti di un’organizzazione del lavoro non più piramidale ma con un’inedita e rivoluzionaria struttura a ragnatela.

Modello operativo

Le leve da azionare per un cambiamento di paradigma sono chiare: nuovo layout fisico degli spazi di lavoro; nuova policy organizzativa; uso di strumenti ICT (Unified Communication; Social Business; Mobile Workspace); Bring-your-own-device (uso del proprio dispositivo mobile in azienda). Per Mariano Corso, Ordinario di Organizzazione e Risorse Umane del Politecnico e responsabile scientifico dell’Osservatorio, l’unico modo per guadagnare competitività è investire sui tre aspetti chiave che definiscono il cosiddetto “lavorare intelligente”: organizzazione flessibile di spazi e orari di lavoro, strumenti ICT a supporto del lavoro, cambiamento degli spazi fisici nelle imprese (=>visita lo Speciale Mobile Working).

Smart HR

Una volta approcciati gli strumenti e avviata la riorganizzazione del flusso di lavoro, il ruolo della persona diventa ancora più importante. Di contro, anche le risorse umane devono ripensare il proprio ruolo, imparando a recepire le esigenze di ognuno in termini di flessibilità, fiducia, responsabilizzazione e gestione del lavoro. Le barriere al cambiamento sono forti ma non insuperabili. Tra i timori più evidenti, non avere più il dipendente sotto controllo, non vedendolo seduto alla scrivania e dovendolo valutare solo per obiettivi. Eppure i lavoratori “non tradizionali” sono già il 57% del totale, di cui: 26% mobile worker (almeno il 50% del tempo fuori ufficio); 21% flexible worker (orario flessibile); 31% adaptive worker (indipendenti per strumenti e modalità di lavoro). Il dipartimento HR non deve perdere il controllo dei dipendenti, in particolare del middle management, ma esaltare il naturale senso di appartenenza di ognuno e indirizzarne gli sforzi, in modo che ogni persona metta quel qualcosa in più che non può essere scritto in nessun regolamento interno vecchio stile (=> approfondisci le nuove strategie HR).

Benefici

Con la sede di Peschiera Borromeo inaugurata nel 2011, Microsoft Italia ha puntato tutto sullo Smart Working (=>visita il Campus Microsoft). Il percorso è partito nel 2005 con il primo esperimento di telelavoro, sfociato nel modello attuale in cui ogni dipendente può organizzare il tempo secondo le necessità personali (in ufficio o da casa), usufruire di spazi flessibili dotati degli strumenti fondamentali (sala riunioni, spazio relax, mini ufficio…). Quel che conta sono performance e raggiungimento degli obiettivi che ogni gruppo di lavoro si è posto in tempi e modi particolari, con un flusso di lavoro sotto controllo da parte del manager. In sostanza questo è il cuore del “lavorare intelligente”. Con benefici evidenti: maggiore produttività (vista la maggiore efficienza); riduzione dei costi (minori spese di trasferta, spazi di lavoro essenziali e flessibili); assenteismo azzerato; risultati di business incoraggianti. L’aumento di produttività del dipendente è in media del 25% con picchi del 50%. In termini di risparmio economico, incrementando del 10% il telelavoro nelle grandi imprese, si risparmiano sul costo del lavoro oltre 1,5 miliardi di euro l’anno. Queste cifre danno un’idea delle potenzialità dello Smart Working, che diventano ancora più evidenti se estese alle PMI e alla PA. Senza contare i benefici in termini di minore impatto ambientale e il miglioramento significativo della qualità della vita personale – riduzione dello stress, autogestione, minori spostamenti quotidiani, più tempo da passare con la famiglia, ecc – che si riflette positivamente sulla qualità delle prestazioni lavorative.