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Confedilizia: affitti a picco, tasse record

di Barbara Weisz

Pubblicato 16 Aprile 2015
Aggiornato 24 Aprile 2015 09:57

Tasse sugli immobili triplicate dal 2011 al 2014, crisi compravendite e affitti, Confedilizia: tassare il reddito dell'immobile e i servizi che riceve, non la proprietà.

Fra IMU, TASI, IRPEF, e addizionali i proprietari di immobili nei quattro anni dal 2011 al 2015 hanno subito un aggravio fiscale a tre cifre, con le tasse che sono praricamente triplicate, con una serie di effetti negativi che vanno dal crollo delle compravendite e degli affitti alla crisi di un settore chiave per l’economia, l’edilizia. Ed è proprio l’associazione di settore, Confedilizia, a presentare dati precisi sul caro tasse relativo agli immobili e proposte per il rilancio del mercato immobiliare. C’è bisogno, secondo i costruttori, di un’operazione fiducia, che non si limiti a un restyling fiscale, ma che abbassi le tasse attraverso una profonda revisione del sistema, ad esempio tassando il reddito che l’immobile produce, non la proprietà.

=> IMU-TASI, Confedilizia: meno tasse con la fusione

Partiamo dai dati: nel 2014 il gettito IMU + TASI è stato pari a 25 miliardi di euro, che si raffrontano con i 9 miliardi della “vecchia IMU” nel 2011. Gettito fiscale quasi triplicato. Il salto maggiore è avvenuto nel 2012, con il passaggio dall’ICI (la vecchia imposta sugli immobili, che non era dovuta sulla prima casa), all’IMU, l’imposta comunale sugli immobili introdotta dal Governo Monti: in pratica si è passati dai 9,2 miliardi 20111 a quota 23,8 miliardi.

Ma anche nel corso degli anni 2012-2014, pur fra mille annunci di eliminazione dell’IMU sulla prima casa, sfociati in numerosi cambiamenti in corsa delle tasse sugli immobili, l’imposta è aumentata, visto che il gettito 2014 (anno del debutto TASI, che ha sostituito l’IMU sulla prima casa), pari a 25 miliardi, è stato di oltre un miliardo superiore a quello del 2012.

Il risultato della crescente pressione fiscale, sottolinea Confedilizia, è un impatto negativo su diversi comparti dell’edilizia con riflessi anche sull’intera economia nazionale. Ecco come vengono descritti i principali effetti negativi:

  • crollo delle compravendite;
  • diminuzione degli interventi sulle singole unità immobiliari per ristrutturazione e arredamento;
  • fallimento di piccole imprese del settore;
  • perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro in edilizia;
  • crisi delle locazioni e progressiva riduzione della relativa offerta;
  • caduta dei consumi generata dalla perdita di valore degli immobili stimata in circa 2mila miliardi.

Sulla base di queste premesse, ecco le proposte di Confedilizia: ridurre la stretta fiscale sugli immobili, creando un sistema che tassi esclusivamente il reddito che l’immobile produce e i servizi che riceve, a beneficio di proprietario e utilizzatore. La proposta si inserisce nel dibattito sulla Local Tax, che dovrà sostituire l’attuale sistema IMU + TASI + TARI. In corso, lo ricordiamo, nell’ambito della Riforma Fiscale c’è anche la Riforma del Catasto, che cambia il sistema delle rendite catastali avvincinando maggiormente i valori a quelli di mercato.

=> Riforma del Catasto, la proposta dei geometri

Ci sono anche esempi di calcolo relativi al caro tasse che hanno subito gli immobili non abitativi, come quelli delle imprese. Un magazzino o locale di deposito (categoria C2), con rendita catastale di mille euro, che si trova a Roma (quindi con aliquota IMU 10,6 per mille e TASI 0,8 per mille), paga quasi 5mila euro di tasse (fra IMU, TASI, IRPEF e addizionali, bollo e registro) se lo scaglione di reddito è fino a 15mila euro, e sale sopra i 7mila euro per uno scaglione di reddito superiore ai 75mila euro. (Fonte: dossier tassazione immobili Confedilizia).