Debito pubblico da record in Italia

di Anna Fabi

15 Marzo 2012 17:49

Il debito pubblico in Italia segna un nuovo record, nonostante gli sforzi riconosciuti dalla BCE per ridurre lo spread e contenere la spesa: i dati della Banca d'Italia e le valutazioni sulla pressione fiscale nel 2012 volta a correggere il PIL.

Il debito pubblico italiano ha segnato un nuovo record: secondo i dati della Banca d’Italia riportati nel Supplemento al Bollettino Statistico «Finanza Pubblica, fabbisogno e debito», il deficit del Belpaese ha toccato a gennaio 2012 quota 1.935,829 miliardi di euro (+37,9 miliardi rispetto a dicembre 2011).

Non c’è pace per i conti italiani: a poche ore dalla promozione della BCE sulle politiche del Governo Monti atte a calmierare lo spread, le migliori rispetto a tutti gli altri i paesi dell’Eurozona.

A cosa è dovuto allora questo nuovo picco?

Debito pubblico

Il debito pubblico in Italia «riflette l’accumulo delle disponibilità del Tesoro presso la Banca d’Italia (32,6 miliardi), che sono aumentate come avviene regolarmente in questo periodo dell’anno. A tale aumento si aggiunge il fabbisogno del mese (4,0 miliardi)».

Tale record, dunque, è causato anche soprattutto dall’aumento della spesa per interessi, nonchè al pagamento della quota italiana dei prestiti erogati dal Fondo europeo di stabilità finanziaria (Efsf – European Financial Stability Facility).

Pertanto, in questa fase è meno marcato il peso sull’altro piatto della bilancia del nuovo gettito derivante dall’incremento delle entrate fiscali e della minore spesa.

Pressione fiscale

I dati vanno visti anche alla luce delle stime sulla finanza pubblica.
Il capo del Servizio Studi di Struttura Economica e Finanziaria della Banca d’Italia, Marco Magnani, ha spiegato in audizione alla Camera che la pressione fiscale nel 2012 raggiungerà i livelli più elevati dal secondo dopoguerra. Insomma un nuovo record.

«Nel complesso, le tre manovre approvate nella seconda metà del 2011 determinano una correzione pari al 3% del PIL nel 2012 e al 4,7% in media l’anno, nel 2013 e nel 2014. L’aggiustamento è prevalentemente realizzato attraverso aumenti di entrate, che porteranno la pressione fiscale ai livelli piu’ elevati dal secondo dopoguerra. I risparmi di spesa, che aumenteranno gradualmente nei prossimi anni – ha proseguito – si aggiungono a quelli disposti con la manovra triennale dell’estate del 2010 e assicurano, nelle valutazioni del Governo, la stabilità delle erogazioni primarie nel biennio 2012-13».

In pratica, un colpo al cerchio ed uno alla botte.