Qual’è lo stato attuale dell’Ict nel panorama italiano? A che punto siamo con il processo di sviluppo delle aziende locali? Se ne è discusso a Ferrara nell’ambito dell’edizione 2008 di Ict Trade, dal cui palcoscenico è emerso come l’Italia stia sì crescendo ma, allo stesso tempo, perdendo terreno nella competizione globale.
Una situazione, quella attuale, che richiede interventi in determinate aree sensibili.
Pietro Varaldo, direttore generale dell’area Servizi Innovativi e Tecnologici di Confindustria, ha evidenzia un significativo gap rispetto all’Europa, misurato attraverso ciò che chiama “cronometro dello sviluppo”.
In sintesi, per ogni punto di Pil, quello italiano contiene il 20% in meno di innovazione, istruzione, ricerca e sviluppo rispetto agli altri Paesi europei. I ritardi evidenziati riguardano liberalizzazione dei mercati, eccessivo numero di società pubbliche e ritardi nei pagamenti della PA, che finiscono per coinvolgere l’intero sistema.
Sarebbe quindi necessario virare verso modelli di management in grado di valorizzare meritocrazia, interoperabilità e outsourcing.
Il mercato del lavoro, infine, andrebbe valorizzato basandosi su flex security, qualità dei risultati, riforma dei contratti, nuove infrastrutture di rete e tecnologiche.
Gianfranco Granara, presidente CNA e terziario avanzato, è invece convinto di come i problemi delle piccole e medie aziende siano a livello europeo, motivo per cui è stato avviato – nell’ambito della Ueapme – un tavolo paneuropeo per verificare i problemi comuni delle Pmi e mettere in rete le problematiche tipiche delle diverse imprese.
Maurizio Cuzari, infine, ha indicato i punti focali per la community Ict italiana raccogliendo una serie di istanze provenienti da mercato, dai produttori, clienti e terze parti. Il risultato è un decalogo contenente le linee guida sulle quali la comunità italiana dovrebbe lavorare e indirizzare le istituzioni.