Tratto dallo speciale:

Imprese, Export e Logistica: le contromisure nella guerra dei dazi

di Teresa Barone

21 Maggio 2025 10:58

logo PMI+ logo PMI+
Le imprese dell'Export pagano lo scotto dei dazi: ecco le strategie adottate per contenere l'impatto negativo delle politiche tariffarie di Trump.

La guerra commerciale avviata dagli Stati Uniti e l’imprevedibilità delle politiche tariffarie di Donald Trump stanno causando un incremento delle incertezze a livello globale, coinvolgendo in primis il settore dell’Export. Quasi il 60% delle aziende di settore prevede un impatto negativo e il 45% attende un calo del fatturato, tanto che un’impresa su quattro sta valutando di sospendere temporaneamente la produzione.

Lo evidenzia il Global Survey 2025 di Allianz Trade, che mette in luce l’impatto di questo scenario e rivela i meccanismi adottati da 4.500 esportatori nei Paesi chiave (Cina, Francia, Germania, Italia, Polonia, Singapore, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti), che rappresentano il 60% del PIL globale.

Una situazione critica che spinge molte aziende ad anticipare le spedizioni fino alla scadenza delle sospensioni di 90 giorni (12 agosto per la Cina, 8 luglio per il resto del mondo), mentre la riduzione dei prezzi di esportazione per mantenere la quota di mercato è presa in considerazione da poche imprese.

Anche diversificare le catene di approvvigionamento rappresenta una scelta strategica per mitigare il rischio a lungo termine: oltre un terzo delle aziende intervistate ha trovato nuovi mercati verso cui esportare. Europa e America Latina stanno diventando le alternative per le aziende cinesi mentre le imprese europee guardano con sempre maggior interesse alla Cina e all’Asia per le proprie esportazioni.

Molte stanno anche trasferendo la responsabilità della logistica e dei costi sui fornitori, fino al luogo di consegna dei clienti. Circa la metà degli esportatori, inoltre, prevede termini di pagamento più lunghi e teme una crescita del rischio di insolvenza, in particolare negli Stati Uniti, in Italia e nel Regno Unito. Solo l’11% delle aziende esportatrici afferma di ricevere pagamenti entro 30 giorni.

Gli esportatori affrontano cicli di pagamento più lunghi e crescenti rischi di insolvenza e sono sotto pressione per trasferire i costi, cercare nuovi mercati o addirittura riconsiderare l’intera loro presenza a livello internazionale.

I principali ritardi riguardano le aziende di dimensioni maggiori (fatturato superiore a 5 miliardi di euro), delle quali il 26% si trova ad attendere oltre 70 giorni per il saldo fatture, rispetto al 18% della media del campione. In questo scenario, sottolinea Ana Boata, Head of Economic Research in Allianz Trade, le grandi aziende stiano assumendo più il ruolo di banca invisibile per le aziende più piccole.