Per le imprese artigiane un 2013 di stagnazione

di Carlo Lavalle

Pubblicato 24 Gennaio 2013
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:39

La crisi continuerà  nel 2013 per le piccole e micro-imprese artigiane già  in difficoltà . Sono le conclusioni di un'indagine Censis svolta per conto della Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa (CNA) su un campione di 450 imprese con meno di 50 addetti: quasi la metà (46,8%) attraversa una fase di ridimensionamento o stagnazione (45,3%).

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La maggioranza degli imprenditori ritiene che la propria azienda non uscirà  dallo stato di stagnazione in cui si trova e il 21,7% prevede il perdurare della crisi, ma almeno il 40% ha fiducia nel 2013: il 20,1% degli imprenditori parla di ripresa, l'11,6% di consolidamento dei risultati raggiunti, e il 6,5% di vera e propria crescita.

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Gli effetti della crisi sono particolarmente duri soprattutto sul versante occupazionale. Tra il 2007 e il 2012 le piccole aziende artigiane hanno subito una riduzione di oltre un quarto del numero degli addetti. Drammatica la situazione delle piccole e piccolissime imprese: quelle con 1-4 addetti hanno perso il 29,3% degli occupati, quelle tra 5 e 9 il 29,8% e quelle tra 10 e 19 l'8,3%.
In compenso, le aziende che hanno tra i 20 e i 49 addetti hanno visto aumentare l'occupazione del 5,9% nello stesso periodo. Alla domanda su quali misure aziendali s’intenda adottare per il 2013, il 30,1% degli imprenditori risponde di voler riorganizzare i processi di lavoro, il 17,6% di ridurre l'organico, il 16,6% di riqualificare le risorse umane, il 15% di utilizzare (o prorogare) la cassa integrazione e il 14,9% di voler assumere nuovi dipendenti.

I giovani sono le vittime privilegiate del disastro occupazionale : tra gli occupati sotto i 30 anni si registra una flessione del 52,8%. Non sono molte, il 32%, le imprese che puntano sulla gioventù per il proprio rilancio mentre la maggioranza degli imprenditori lamenta difficoltà  all’inserimento della forza lavoro giovanile a causa di impreparazione tecnica, troppe pretese, scarsa attitudine al lavoro artigiano e a sopportarne gli elevati carichi (25,1%). L’accusa è rivolta principalmente alla scuola che tre aziende su quattro giudicano inadatta a preparare le future generazioni al mondo del lavoro.

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Valutazione positiva invece per l’apprendistato, che più di un’impresa su tre ritiene efficace per il suo mix di studi teorici ed esperienza pratica.

Diverse sono le strategie messe in atto per resistere e tornare a crescere. Il 38,6% delle imprese è stata costretta dalla crisi a ridurre il proprio organico ma il 33% è riuscito ad assumere nuovo personale, generalmente per rimpiazzare personale andato via.

Oltre un'impresa su quattro (26,4%) ha fatto ricorso alla cassa integrazione, il 17,1% delle imprese ha diminuito l'orario di lavoro dei dipendenti, il 16,6% riorganizzato i processi di lavoro, il 13,6% riconvertito professionalità  già  presenti all'interno dell'azienda, il 10,7% ridotto lo stipendio dei dipendenti mentre il 7,9% non ha rinnovato contratti a termine o di collaborazione.

Per superare la crisi la maggior parte delle aziende (67%) reputa centrale mantenere alta la qualità  artigiana delle produzioni e dei servizi, e solo in seconda battuta migliorare la gestione finanziaria e ricercare nuovi mercati.