Rifiuti, discariche da business e proteste: il caso Pianopoli

di Alessandra Gualtieri

Pubblicato 3 Gennaio 2011
Aggiornato 26 Marzo 2018 12:56

Rifiuti e discariche: un business profittevole ma che, senza il giusto completamento di un sistema globale di gestione, riciclo o sfruttamento, alla fine implode scatenando le proteste dei cittadini. Come a Pianopoli, senza parlare di Napoli e dei suoi disservizi.
La gestione dei rifiuti è un affare, si sa: dalla raccolta al trasporto, dal riciclo al riuso delle biomasse per la produzione di energia verde passando per discariche e inceneritori, ovviamente. Eppure, dinanzi al proliferare dei rifiuti, ancora non segue di pari passo un solido mercato in grado di produrre profitti per tutte le potenziali aziende del settore, oltre che a a garantire maggior tutela per ambiente e salute. Ci si ferma alle discariche, raccogliendo e bruciando senza “sfruttare”. E senza investire” nelle Rinnovabili e quindi nella Green Economy. Ma la corda se la tiri si spezza.

Questa mattina, per esempio, la discarica di Pianopoli in provincia di Lamezia Terme (Catanzaro) è stata bloccata dagli attivisti del movimento “Rete per la difesa del territorio Franco Nisticò”.
Motivo? Il solito: una sola discarica non può certo bastare, finendo per assumere dimensioni ciclopiche e minacciando dunque i cittadini con un “abuso” della normale attività  di smaltimento. Nessuno vuole finire sommerso dall’immondizia, e le imprese possono fare soldi non solo gestendo il trasporto e lo smaltimento, ma anche il trattamento e il riciclo. E allora? Ci vuole un sistema capillare, esteso, che funzioni davvero ridimensionando gli eccessi e garantendo a tutti solo benefici. E ci vuole supporto pubblico, che limiti la burocrazia in primis, e che magari favorisca l’utilizzo dei rifiuti per la produzione di energia piuttosto che per inquinare subito dopo. E continuando a puntare sugli incentivi (biomasse e non).

Prendiamo il caso Pianopoli: la richiesta era quella di verificare il contenuto dei camion. I manifestanti contestano che «in una Calabria che ormai da quasi 15 anni vive l'esperienza del commissariamento per l'emergenza rifiuti, senza ad oggi prospettare uno straccio di soluzione, l'arrivo del nuovo anno significherà  l'arrivo di un'enorme quantità  di rifiuti da tutta la regione in quella che praticamente è l'unica discarica attiva: Pianopoli».

«La politica tutta riconosce solo discariche e inceneritori, molto proficui per chi li gestisce ma molto dannosi per la salute».