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Articolo 8 e licenziamenti: pro e contro

di Noemi Ricci

Pubblicato 8 Settembre 2011
Aggiornato 8 Novembre 2011 11:32

Fa discutere l'articolo 8 della Manovra Finanziaria. L'allarmismo sta dilagando in merito alla deroga ai contratti nazionali in tema di licenziamenti. Ma Sacconi, Uil e Cisl ribadiscono: il rischio di licenziamenti ingiustificati non esiste.

L’articolo 8 del Decreto legge per la Manovra Finanziaria, approvato ieri sera con voto di fiducia con 165 sì, 141 no e 3 astenuti, sta scatenando allarmismi e roventi polemiche, ma cosa prevede esattamente? Porterà con sé licenziamenti selvaggi? Quali sono i pro e quali i contro? Vediamo di fare chiarezza.

In sostanza l’articolo 8 contenuto nella Manovra Finanziaria prevede che: i contratti aziendali e territoriali possano operare «anche in deroga alle disposizioni di legge» ed alle «relative regolamentazioni contenute nei contratti collettivi nazionali di lavoro», quindi anche alle tutele dello Statuto dei lavoratori; le intese valide sono solo quelle «sottoscritte a livello aziendale o territoriale da associazioni comparativamente più rappresentative sul piano nazionale»; le intese aziendali non potranno in alcun modo andare contro la Costituzione e dovranno rispettare i vincoliimposti dalle normative comunitarie e dalle convenzioni internazionali sul lavoro.

La preoccupazione maggiore è che le aziende possano sfruttare tale norma per ricorrere a licenziamenti senza giusta causa, aggirando l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.

La Cisl sottolinea che questo pericolo non esiste perché, come stabilito nell’articolo 8, solo i sindacati maggiormente rappresentativi – in sostanza Cgil, Cisl e Uil – potranno sottoscrivere deroghe a fronte di situazioni eccezionali, in più queste dovranno essere condivise dalle Rsu e votate dai lavoratori. Senza l’approvazione della maggioranza di tutti i soggetti coinvolti le deroghe non saranno valide.

Una lettura dell’articolo 18 condivisa da il presidente di Confindustria Veneto, Andrea Tomat, il quale afferma che «il rafforzamento della contrattazione è l’obiettivo dell’articolo 8» sottolineando come le imprese per competere abbiano «bisogno di flessibilità, ma al contempo di stabilità» e che «la nuova norma contenuta nella Manovra Finanziaria, non contraddice, ma riconosce e rafforza l’accordo interconfederale del 28 giugno scorso. Tale accordo rimane il nostro autonomo punto di riferimento nelle relazioni industriali. L’articolo 8 è pertanto un riconoscimento forte del ruolo della contrattazione con finalità, che per prime, saranno oggetto d’intesa fra le parti».

Anche la Uil ribadisce che «il testo recepisce i contenuti dell’accordo interconfederale di giugno, evitando, come da noi sollecitato la costituzione di sindacati di comodo e limitando il potere di deroga ai soli sindacati comparativamente più rappresentativi, ribadendo anche il principio maggioritario dell’accordo del 28 giugno».

Per il ministro del lavoro Maurizio Sacconi si tratta di una misura «rivoluzionaria» grazie alla quale «l’Italia ha davvero la possibilità di uscire dal Novecento ideologico» aiutando a far crescere imprese e lavoro nel nostro Paese.

Non sente ragioni invece la Cgil, che per voce di Susanna Camusso ribadisce le motivazioni dello sciopero indetto per martedì prossimo: «le modifiche della maggioranza di governo all’articolo 8 indicano la volontà di annullare il contratto collettivo nazionale di lavoro e di cancellare lo Statuto dei lavoratori, e non solo l’articolo 18, in violazione dell’articolo 39 della Costituzione e di tutti i principi di uguaglianza sul lavoro che la Costituzione stessa richiama».