Palm sta lavorando con Goldman Sachs e Qatalyst Partners per trovare un compratore. La società dello smartphone Pre punta a comporre una rosa di candidati all’acquisto nel giro di una settimana. Non si tratta di una notizia ufficiale, da Sunnyvale non arrivano conferme, ma l’indiscrezione è stata lanciata da Bloomberg che cita tre fonti vicine alla situazione.
Non si tratta di uno sviluppo inatteso, la società non va bene, all’inizio di quest’anno ha rivisto al ribasso le stime di fatturato per poi presentare una trimestrale decisamente negativa, gli ultimi prodotti non hanno dato i risultati sperati, ma l’azienda ha in mano diversi asset che invece potrebbero risultare appetibili. È già partita la coorsa alle anticipazioni sulla possibile identità del compratore. Si parla della taiwanese Htc, della cinese Lenovo. In passato si era parlato anche di un interesse da parte di Research in Motion, Nokya, Dell, Motorola. Ma per ora tutti rifiutano di commentare, e solo nei prossimi giorni si potranno avere le idee più chiare sulle trattative in corso. A rilanciare le voci relative all’interesse di Htc era stato venerdì scorso il Daily News di Taiwan, parlando di un negoziato in corso finalizzato all’acquisizione.
Palm da tempo viene indicata come possibile oggetto di take over. Gli ultimi prodotti, come detto, non hanno dato i risultati sperati. Lo scorso anno c’erano molte aspettative dopo il lancio dello smartphone Pre, presentato in gennaio e arrivato nei negozi americani in giugno (seguito, a novembre dal più economico Pixi) che però non ha retto la concorrenza di competitors come Apple, Research in Motion e l’Android di Google. Secondo gli ultimi dati di Gartner al 31 dicembre scorso, Palm con un valore di mercato di 870,8 milioni di dollari era la sesto posto nel mercato americano degli smartphone, con una quota del 4,3%, mlto indietro rispetto al leader di mercato, il produttore del BlackBerry research in Motin, al 44%, seguito da Apple con il 24%.
Neanche il fatto che da gennaio Verizon abbia iniziato a vendere i telefonini Palm (prima in esclusiva a Sprint) è servito ad alzare le vendite. L’andamento borsistico dell’ultimo anno è emblematico. Sul Nasdaq il titolo, che nel gennaio del 2009 era sotto i 6 dollari, in settembre aveva superato quta 17 dollari, per poi perdere vistosamente terreno negli ultimi mesi fino alla quotazione attuale (chiusura di venerdi’ scorso a 5,16 dollari). Vistosa la discesa nei primi mesi di questo 2010 (a gennaio era ancora sopra i 13 dollari), determinata anche dai risultati di bilancio.
In marzo la società ha presentato i dati del terzo trimestre, con perdite nette (nei nove mesi) superiori ai 100 milioni di dollari, dopo aver annunciato una revisione al ribasso delle stime di fatturato.
Malgrado i deludenti risultati, la società può contare su asset considerati strategici, come ad esempio il sistema operativo per i telefonini WebOS. Per esempio, secondo Geoff Blaber, analista di CCS Insight, la sfida per Palm potrebbe essere quella di «trovare un acquirente preparato a pagare un premio per una piattaforma ancora immatura, quando molto potenziali clienti hanno già investito pesantemente in Android». Staremo a vedere. Certo, si tratta di un mercato molto agguerrito e che sarà, nei prossimi mesi, sempre piu’ selettivo anche in considerazine del gran numero di attori e di novità in campo.
Palm può contare infine su un brand molto noto, negli Usa e non solo. Fondata nel 1992, è stata fra i pionieri del mercato dei palmari. Ha un management che, a partire dal Ceo Jon Rubinstein, proviene in buona parte da Apple.