Risorse umane: come valutare il roi sulla formazione?

di Andrea Barbieri Carones

Pubblicato 16 Ottobre 2012
Aggiornato 24 Febbraio 2018 09:55

Ricerca di The European House-Ambrosetti mostra che ai responsabili HR mancano dati per valutare il roi su iniziative di valorizzazione del personale.

Come si valutano le iniziative che puntano a valorizzare le risorse umane di un’azienda? E come fa un manager a verificare se tali iniziative hanno un impatto positivo sul business? La vicenda è controversa, dato che una ricerca condotta da The European House – Ambrosetti per conto di Edenred mostra che in Italia circa l’80% dei responsabili del personale dichiara a di non disporre strumenti adeguati a tale proposito.

La ricerca ha sottolineato anche come gli investimenti in welfare aziendale e formazione appaiano quelli maggiormente in grado di incidere sulla catena di creazione del valore delle risorse umane, dal reclutamento all’uscita, riducendo il turnover delle figure a più alto potenziale. Tuttavia, il 41% dei responsabili del personale è convinto che le iniziative di talent management non siano orientate a raggiungere gli obiettivi di business e il 60% le considera non in linea con le principali sfide economiche aziendali.

 

La ricerca mostra come sistemi di misurazione efficace offrano alla funzione HR informazioni di valore per contribuire al processo decisionale sull’implementazione di piani a sostegno dei lavoratori. La mancanza di queste informazioni si traduce in un ostacolo comunicativo che la separa dalla funzione finanza che predilige i dati quantitativi come elemento di scelta. Le organizzazioni che non vogliono rinunciare a questi investimenti sono chiamate ad uno sforzo in termini di efficienza superiore rispetto al passato: ogni investimento a favore del capitale umano deve essere allocato consapevolmente, tenendo in equilibrio il reale bisogno manifestato dalle persone ed il beneficio per lo sviluppo economico.

A livello Europeo dove i programmi di welfare aziendale sono più diffusi, emergono dati confortanti per le aziende italiane che attuano iniziative a sostegno delle risorse umane:

1. I costi di turnover e ricerca di nuove figure si riducono di una quota compresa dal 31% al 63%

2. La riduzione dei costi legati a selezione, formazione, reintegro al termine del congedo di maternità si riducono di una quota compresa fra il 55% e il 78%

3. Il ROI sull’investimento si attesta al 15%-25%

4. La percentuale di ritorno al lavoro delle neo-mamme aumenta all’80%

“Il welfare aziendale è un prezioso strumento a disposizione di tutte le aziende che vogliono arricchire le relazioni all’interno della propria struttura, contribuendo a migliorare la produttività e di conseguenza il raggiungimento di obiettivi economici. Occorre quindi sviluppare un approccio integrato, che poggi sul dialogo tra le funzioni in una visione che sappia conciliare variabili immateriali con variabili economico – monetarie. Un’impresa che sa rispondere alle esigenze dei propri collaboratori dimostra di aver compreso l’importanza del capitale umano come ingrediente fondamentale per il proprio sviluppo” commenta Graziella Gavezotti, presidente di Edenred Italia e direttore generale per il Sud Europa.