
Sono assistente capo di polizia e andrò in pensione a 55 anni con 43 anni +1 di contributi: avrò diritto al moltiplicatore?
Per rispondere al quesito in maniera precisa, è necessario analizzare il contesto normativo vigente al 2025 in materia di pensioni e applicazione del moltiplicatore per la pensione nelle forze di polizia.
Si tratta di un meccanismo introdotto per i dipendenti del comparto Sicurezza, Difesa e Soccorso Pubblico, che consente, a determinate condizioni, di incrementare la base pensionabile grazie alla valorizzazione figurativa di una quota aggiuntiva calcolata sugli ultimi anni di servizio.
La normativa di riferimento è contenuta nel Decreto Legislativo n. 165/1997, come modificato dal Decreto Legislativo n. 94/2017, che ha riorganizzato i sistemi pensionistici delle categorie sopra citate (compresi i ruoli direttivi e non direttivi della Polizia di Stato, tra cui gli assistenti capo).
I requisiti per accedere al moltiplicatore sono il possesso di almeno 40 anni di contributi utili e l’aver maturato il diritto alla pensione anticipata o di anzianità.
Cosa cambia nel calcolo della pensione?
Grazie al moltiplicatore, la pensione finale potrebbe essere significativamente più alta. La valorizzazione figurativa degli anni aggiuntivi permette di incrementare la base pensionabile su cui è calcolato l’assegno mensile e garantire un beneficio proporzionale rispetto alla retribuzione percepita negli ultimi anni di servizio.
Il moltiplicatore applicato al calcolo della pensione è infatti un fattore che valorizza cinque anni figurativi aggiuntivi o l’equivalente nel trattamento economico medio percepito negli ultimi anni di servizio.
Nel suo caso specifico, sulla base della normativa vigente, lei ha diritto al moltiplicatore per la pensione, poiché rientra nella categoria degli assistenti capo della Polizia di Stato e soddisfa sia i requisiti contributivi sia quelli legati alla maturazione del diritto alla pensione anticipata.
Un esempio pratico
Per un assistente capo della Polizia che si ritira a 55 anni con 43 anni e 1 mese di contributi ed una retribuzione annua lorda media degli ultimi anni di servizio di circa 35.000 euro, la pensione si calcola con il metodo retributivo per i contributi versati fino al 31 dicembre 1995 ed il contributivo per quelli versati dal 1° gennaio 1996.
- Quota A (fino al 1992): con 13 anni di contributi, si applica il 2% per ogni anno di servizio, calcolato sulla retribuzione pensionabile di 34.000 euro. Risultano quindi 8.840 euro annui.
- Quota B (1993-1995): i 3 anni successivi prevedono un rendimento del 1,8% annuo sulla retribuzione media di 35.000 euro, per un totale di 1.890 euro annui.
- Quota C (dal 1996): i contributi versati in 30 anni producono un montante di 300.000 euro. Applicando il coefficiente di trasformazione per i 55 anni (4,5%), si ottengono 13.500 euro annui.
Sommando le tre quote, la pensione senza moltiplicatore ammonta a 24.230 euro annui lordi, ovvero circa 1.864 euro lordi al mese.
Il moltiplicatore consente di aggiungere al calcolo pensionistico il valore economico di cinque anni figurativi, basato sull’ultima retribuzione pensionabile. Nel nostro esempio, questi anni aggiuntivi si traducono in un incremento di 3.500 euro annui lordi, calcolati applicando il 2% per anno alla retribuzione di 35.000 euro.
Con il moltiplicatore, la pensione complessiva sale quindi a 27.730 euro annui lordi, corrispondenti a circa 2.133 euro lordi al mese. Il beneficio si traduce in un aumento di 269 euro lordi mensili rispetto al calcolo senza moltiplicatore.
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Chiedi all'espertoRisposta di Anna Fabi