«Fiom non ha firmato questo accordo e non lo firmerà», ha detto Maurizio Landini, segretario generale Fiom intervenendo a una gremita assemblea nazionale dei delegati Fiom.
L’intesa stretta tra la Fiat e tutti i sindacati ad eccezione della Fiom è stata approvata dai circa 4.800 lavoratori di Pomigliano in un referendum. La percentuale di sì, il 62,2%, è tuttavia considerata da alcuni osservatori insufficiente per assicurare la fine della conflittualità in fabbrica.
«Se si vuole andare avanti su Pomigliano la Fiat riapra la trattativa», ha continuato Landini che considera alcune clausole dell’intesa lesive dei diritti dei lavoratori sancite da leggi e Costituzione. Dopo il referendum Fiat aveva preso atto «della impossibilità di trovare condivisione» sul suo piano, dichiarandosi disponibile a lavorare «con le parti sindacali che si sono assunte responsabilità dell’accordo».
Il leader della Fiom ha accusato il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi di non svolgere un ruolo super partes nella vicenda e il governo di non avere un progetto per l’auto tanto da rimandare la nomina del ministro dello Sviluppo economico. Quanto alle voci di note interpretative su alcuni punti dell’accordo Landini ha confermato che le cose troppo complicate per «noi gente di paese, si tolgono».
«La politica faccia il suo mestiere. Se ci sono soldi pubblici li mettano a disposizione come hanno fatto in Francia e Germania (dove) per sostenere la produzione hanno dato soldi a condizioni precise», ha detto ancora Landini.