Governo, amministratori locali, industriali, agricoltori, tutti uniti nella lotta alle “patacche”. Oggi, prima giornata nazionale anticontraffazione organizzata da Confindustria, sono stati moltissimi gli incontri e i dibattiti dedicati al tema in tutta la Penisola. E intanto continuano le manifestazioni della Coldiretti in difesa del Made in Italy, partite ieri con gli agricoltori al Brennero e proseguite oggi con presidi in altri valichi, nei principali porti italiani, da Ancona a Salerno a Gioia Tauro a Bari a Messina, nelle località di villeggiatura della riviera romagnola.
I dati relativi al fenomeno sono stati forniti dalla presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia: la contraffazione, definita «un fenomeno molto pesante, che incide sulle imprese sane e alimenta la criminalità organizzata, costa 18 miliardi di euro all’anno e sottrae al fisco cinque miliardi, quasi quanto una manovra». Una lotta seria al fenomeno «porterebbe alla creazione di 130mila posti di lavoro».
Perfettamente in linea il ministro delle Politiche Europee, Andrea Ronchi, secondo cui l’Ue deve considerare la lotta ai falsi «come una vera e propria emergenza», visto che il mercato dei prodotti taroccati «sottrae ogni anno alle imprese manifatturiere circa sei miliardi di euro e brucia 1,5 miliardi di euro in termini di evasione Iva».
In Italia, ha spiegato ancora il ministro, il mercato del falso nel 2009 ha fatturato circa sette miliardi «sebbene la guardia di finanza abbia sequestrato quasi 113 milioni di prodotti contraffatti».
I danni per le imprese sono molteplici, dalle mancate vendite alle spese per sostenere i diritti di proprietà, ma ci sono anche i danni sociali, relativi allo scorretto funzionamento del mercato, all’alterazione della libera concorrenza, ai problemi per la competitività, per non parlare del fatto che la contraffazione alimenta l’economia illegale a tutto vantaggio della piccola ma anche della grande criminalità organizzata. Infine, le conseguenze per i consumatori, in termini di qualità, sicurezza, salute.
A livello internazionale, la contraffazione muove un fatturato da 500 miliardi di euro: secondo l’Ocse, ha sottolineato Ronchi, nel mondo vengono annualmente contraffati prodotti per un valore di 200 miliardi di dollari, pari a circa il 7% del commercio internazionale. Ma la stima risulterebbe assai più elevata se tenesse conto anche dei prodotti acquistati entro i confini nazionali e di quelli venduti illegalmente via Internet.
Fra i settori del Made in Italy maggiormente colpiti ci sono la moda (Sistema Moda Italia ha partecipato alla giornata organizzando un convegno in collaborazione con la Sda Bocconi che ha visto l’intervento, fra gli altri, di Silvia Carteny, direttore affari legali di Santo Versace) e l’agroalimentare.
Secondo un’analisi della Coldiretti, il giro d’affari del falso made in Italy alimentare è intorno ai 60 miliardi. All’estero sono irregolari tre prodotti italiani su quattro. I paesi dove le imitazioni sono più diffuse sono Australia, Nuova Zelanda e Usa, ma preoccupa anche la Cina. L’associazione insiste per l’approvazione della normativa sull’etichettatura obbligatoria, in discussione al Parlamento, e ritiene incoraggiante il segnale arrivato dall’Aula di europea di Strasburgo che ha deciso l’obbligo di indicare il luogo di origine per carne, prodotti ortofrutticoli freschi e lattiero caseari.