Anche se è innegabile che ogni banca o istituto postale che sia ha le proprie regole e i suoi crismi, le proprie direttive interne più o meno rispettate, è altrettanto vero che esistono dei criteri generali ai quali tutti dovrebbero rifarsi. Stiamo parlando del tema di grande attualità del ritiro dei contanti presso gli istituti preposti.
Chi, infatti, al momento della richiesta di una somma ingente di contante non ha mai assistito al sollevarsi di dubbi e domande da parte degli operatori preposti? Spesso si assiste a dialoghi usuali del tipo «vuole ritirare 2.500 euro in contanti? Per quale motivo? In che modo ha intenzione di utilizzarli?»
I 34.000 istituti bancari e i 14.000 uffici postali d’Italia si trovano effettivamente in una situazione di forte confusione. Confusione perché sì, ci sono delle regole, ma l’attuazione delle stesse lascia adito a diverse interpretazioni, confusione perché c’è chi è ligio alle regole, magari anche eccessivamente, e chi si prende delle esagerate licenze poetiche.
Eppure il tema del ritiro del contante è spinoso e per chi lo maneggia diremo pericoloso. In Italia esiste ancora una ampia circolazione del contante, circa 150 miliardi di euro, molto di più che in altre zone d’Europa, un’economia sommersa che si sviluppa a macchia d’olio. Manovrare banconote, dunque, è pericoloso e l’ampia legislazione bancaria che si sta sviluppando sull’antiriciclaggio ne è una eccellente dimostrazione. Le regole contro il riciclaggio di denaro sporco da parte di criminalità organizzata e organizzazioni terroristiche espongono a severi provvedimenti tutti coloro che lavorano nelle dipendenze per omissioni o segnalazioni agli organi di vigilanza preposti.
Gli addetti ai lavori nutrono una forte ansia sul tema, paura che spesso si accompagna ad ignoranza. Ricordiamo che da giugno sono tornati di nuovo i vecchi limiti di 5.000 euro come tetto alla movimentazione del contante una tantum o attraverso operazioni frazionate. Non più dunque 12.500 euro come in alcune filiali bancarie ancora si continua a pensare. Spesso accade che il terrore generato da operazioni cosiddette “sospette” porti a delle risposte alla clientela inusuali e stravaganti, del tipo «i terminali non funzionano, torni domani, problemi di contabilità».
La lista sarebbe lunga e non è questa la sede per “sciorinare” l’ampia casistica al riguardo, importante è invece sottolineare quanti dubbi ancora ci sono sull’argomento non solo da parte delle clientela ma soprattutto degli addetti ai lavori, spesso poco formati e comunque terrorizzati di poter incorrere in pesanti sanzioni in caso di omissioni, anche involontarie.