Il trasporto aereo torna ai livelli pre-crisi. I dati di ottobre della Iata, l’associazione internazionale del settore, segnalano che il traffico mondiale dei passeggeri ha segnato un incremento del 10,1% rispetto allo stesso mese del 2009, mentre il settore cargo ha a sua volta segnato un rialzo del 14,4%. «Avvicinandoci alla fine del 2010, la crescita torna a livelli normali», sintetizza il direttore generale della Iata Giovanni Bisignani.
La domanda dei passeggeri è superiore al 5% rispetto ai livelli pre-crisi dell’inizio del 2008. Sempre in relazione ai livelli di ormai quasi tre anni fa, il settore merci è invece più prudente, con un rialzo dell’1%. Quello delle spedizioni internazionali è un indicatore importante della situazione del commercio mondiale e quindi anche della ripresa economica. E i dati di ottobre sembrano poter rappresentare un punto di svolta, anche se è lo stesso Bisignani ad avvertire che «un singolo mese non rappresenta un trend», ed è quindi ancora presto per analizzare la situazione e per capire se siamo di fronte a una stabilizzazione dei volumi di traffico o all’inizio di una ripresa.
Comunque sia, l’andamento di ottobre rappresenta un segnale positivo (il traffico merci era sempre in calo da meggio). Il +14,4% tendenziale sull’ottobre dell’anno scorso è marginalmente più debole del 15,5% registrato in settembre (ma su una base depurata dai fattori stagionali c’è in realtà un miglioramento).
Tornando ai passeggeri, anche qui il +10,1% a ottobre è di poco inferiore al 10,7% di settembre, ma entrambi i mesi sono invece in rialzo rispetto ad agosto. La crescita più evidente riguarda le linee aeree mediorientali, con un progresso del 18%, seguite dalle africane, in aumento del 13,3%, e dal Nordamerica, 12,4%. L’Europa segna un rialzo del 9,6%, l’Asia del 7,3%.
«Dove andremo in futuro dipende dallo sviluppo dell’economia globale», spiega ancora Bisignani. Gli Usa stanno spendendo di più per rilanciare la ripresa, l’Asia continua a crescere velocemente mentre l’Europa stringe la cinghia a causa della crisi dell’euro. Un quadro che rende la situazione futura «tutto fuorché chiara», ma comunque «al momento la ripresa sembra rafforzarsi».