Il primo round è durato per l’intera mattinata di oggi, si riprende lunedì prossimo, 29 novembre. Alla trattativa per il futuro di Mirafiori Fiat si è presentata con un piano che prevede la produzione, nello stabilimento torinese, di un Suv di classe superiore per i marchi Jeep e Alfa Romeo, da vendere sui mercati di tutto il mondo, a partire dall’America.
Target produttivo: 250mila-280mila vetture all’anno. Investimenti: oltre un miliardo di euro. Al tavolo, riunito all’Unione Industriali di Torino, presente insieme all’amministratore delegato, Sergio Marchionne, anche il responsabile delle relazioni industriali, Paolo Rebaudengo. Per i sindacati, le rappresentanze di Fim, Fiom, Uilm, Fismic, Ugl e Associazione quadri.
Il Lingotto ha presentato le linee generali del piano e ha proposto uno schema di orario articolato (che prevedibilmente sarà fra i punti centrali del negoziato). Il piano prevede la creazione di una nuova società, una joint venture fra il Lingotto e l’alleato Chrysler, per portare in Italia una nuova piattaforma dagli Stati Uniti che, secondo quanto riferisce l’azienda, rappresenta «l’architettura più avanzata oggi disponibile, nata come base per la Giulietta e in seguito sviluppata e perfezionata da Chrysler».
Questo progetto, sottolinea infine Fiat, «è il primo esempio tangibile dell’impatto positivo sulle attività italiane dell’accordo con Chrysler ed è significativo che avvenga a Mirafiori, l’emblema della cultura industriale e automobilistica di questo Paese». Per realizzarlo, è indispensabile il consenso di sindacati e dipendenti per assicurare allo stabilimento il necessario livello di competitività in termini di utilizzo degli impianti, di flessibilità, di produttività e di governabilità.
Marchionne ha specificamente chiesto una trattativa rapida, anche in considerazione dell’obiettivo di lanciare i futuri modelli Jeep e Alfa Romeo nel corso del terzo-quarto trimestre del 2012. E ha dichiarato che sarebbe utile sapere cosa ne pensano i lavoratori, «magari tramite un referendum»./p>
E veniamo dunque alla trattativa vera e propria. In materia di orario, secondo quanto hanno riferito fonti sindacali, sono due le ipotesi in discussione: la prima prevede 15-18 turni di otto ore per cinque-sei giorni, in relazione alla domanda del mercato. Oppure un orario strutturato in turni di dieci ore giornaliere per quattro giorni alla settimana, per cui gli impianti lavorerebbero 20 ore al giorno per sei giorni la settimana.
Il primo commento rilasciato da Giorgio Airaudo, responsabile nazionale della Fiom (ovvero la sigla che non ha firmato l’accordo su Pomigliano, e per la quale la giornata di oggi segna in qualche modo il ritorno al tavolo negoziale con Fiat), sembra all’insegna della distensione: «ho apprezzato un Marchionne più dialogante, che ha detto che vuole fare una trattativa senza pregiudiziali». Il sindacalista ha sottolineato che la sigla dei metalmeccanici della Cgil non accetterebbe uno schema simile a quello di Pomigliano e ha concluso: «siamo pronti a tornare a discuterne da lunedì prossimo». Secondo il segretario generale della Fim-Cisl Giuseppe Farina, «la proposta su Mirafiori è buona e assicura prospettive importanti per Torino e per tutta la Fiat in Italia».
In definitiva, si può dedurre che l’inizio della prossima settimana segnerà l’avvio della fase negoziale vera e propria, e che la giornata di oggi si è conclusa in un clima positivo. Ed è servita a mettere basi precise alla trattativa. L’azienda ha mandato un segnale forte, rappresentato in primo luogo dalla presenza del Ceo, il quale non ha mancato di sottolineare la circostanza: «è una giornata importante, perché nonostante la natura “tecnica” dell’incontro, per cui la mia presenza potrebbe anche essere considerata non necessaria, vi illustrerò il piano che abbiamo pensato per Mirafiori. È una cosa che mi sta molto a cuore e che ha a che fare con ciò che Mirafiori rappresenta per la città di Torino, per la Fiat e per la storia dell’industria dell’auto nel mondo». Appuntamento a lunedì.