Europa, dieci punti per il 2011

di Barbara Weisz

13 Gennaio 2011 13:30

Risanamento dei bilanci, crescita e lavoro sono le tre aree chiave secondo l'annual growth survey di Bruxelles, primo passo verso i target al 2020

Risanamento, anche attraverso le riforme strutturali, potenziamento del mercato del lavoro, e crescita. Sono queste le linee guida contenute nell’analisi annuale sulla crescita presentata dalla Commissione europea.

La “Annual growth survey” segna l’inizio del primo semestre europeo, e rappresenta il primo passo verso una nuova fase di integrazione delle politiche economiche comunitarie. Una sorta di piano per la crescita, che dovrà essere approvato dal Consiglio e quindi essere recepito nelle politiche e nei bilanci nazionali dei governi degli stati membri.

Il documento individua dieci punti che indicano la via che l’Europa dovrà seguire nel corso di questo 2011, per consolidare la ripresa a breve termine e preparare l’Ue a compiere progressi verso il conseguimento degli obiettivi di Europa 2020.

Innanzitutto, quelli che vengono definiti «prerequisiti fondamentali per la crescita», che sono tre:

  • l’attuazione di un risanamento di bilancio rigoroso
  • la correzione degli squilibri macroeconomici
  • la garanzia della stabilità del settore finanziario.

Il problema di fondo è rappresentato dal pesante impatto che la crisi ha avuto sui bilanci statali e sulla società. Alla fine del 2010 si stima che il debito complessivo Ue abbia raggiunto il 79% del pil, salendo di circa 20 punti rispetto ai livelli del 2007.

Le politiche di stimolo fiscale attuate negli ultimi mesi non garantiscono una sostenibilità sul lungo periodo. Dunque bisona agire con politiche adeguate con l’obiettivo per ogni stato di abbassare il debito al 60% del pil. La sfida è quella di coniugare le necessità di risanamento con lo stimolo alla crescita.

La seconda macro area di intervento è il lavoro. Qui i punti fondamentali sono quattro:

  • rendere il lavoro più attraente
  • riformare i sistemi pensionistici
  • reinserire i disoccupati nel mondo del lavoro
  • conciliare sicurezza e flessibilità.

Nel secondo trimestre del 2010 il tasso di occupazione in Europa è cresciuto per la prima volta da due anni, dello 0,2%, attestandosi al 68,8%, che corrisponde a un totale di 208,4 milioni di persone fra i 20 e i 64 anni. L’inversione di tendenza è positiva, ma ci sono comunque 5,6 milioni di lavoratori in meno rispetto al secondo trimestre del 2008.

Il tasso di disoccupazione è al 9,6%, invariato dal febbraio 2010. I disoccupati sono 23,1 milioni. Fra i giovani, il tasso di disoccupazione è al 20,4%. Emerge, fra le altre cose, una frizione fra le competenze di chi cerca lavoro e quelle che il mercato richiede. Un altro dato riguarda la bassa partecipazione del mondo del lavoro delle persone di età più avanzata, il cui tasso di occupazione è al 46,4%, e delle donne, al 62,4%.

Infine, il terzo imperativo è la crescita, che deve essere sostenuta attraverso tre azioni urgenti:

  • sfruttare il potenziale del mercato unico
  • attirare capitali privati per finanziarla
  • creare un accesso all’energia efficace in termini di costi.

In assenza di politiche adeguate, la crescita europea è destinata a restare debole, attestandosi sull’1,5% nella prossima decade, che si paragona all’1,8%, del perioso 2001-2010. Si tratta di una media significativamente più bassa di quella degli ultimi vent’anni, e decisamente inferiore al ritmo americano.

Le principali ragioni vengono identificate nella scarsa utilizzazione del lavoro dovuta anche alla crisi, accompagnata con l’innalzamento dell’età media e con una bassa produttività. Le stime sulla crescita nell’area dell’euro, all’1,25%, sono ancora più basse.

Con questa analisi annuale, sottolinea il presidente della Commissione di Bruxelles Josè Manuel Barroso, «si apre una nuova fase dell’integrazione europea. Ci prepariamo a rivolgerci verso nuovi orizzonti e a migliorare nettamente il nostro modo di gestire e coordinare le nostre economie interdipendenti all’interno dell’Unione europea».

Barroso definisce il piano «coerente e globale per guidare l’Europa verso la crescita e l’incremento dell’occupazione» e si dice certo che, se «verrà attuato integralmente, l’Europa potrà tornare ad una crescita economica sostenuta e a livelli di occupazione più elevati».