Con una battuta si potrebbe dire che le quote rosa fanno sempre molto discutere. Oggi la situazione si è sbloccata, il governo ha dato il suo ok al ddl che prevede di aumentare la presenza femminile nei CdA delle società quotate portandole almeno al 30% entro il 2015. È stato qindi ritirato il parere negativo sul disegno di legge della in Commissione Finanza al Senato ma l’iter parlamentare prosegue. Forse sarà necessario un passaggio nell’aula di Palazzo Madama (si saprà nelle prossime ore), e sicuramente il testo dovrà poi tornare alla Camera.
L’approvazione alla commissione Finanze di Palazzo Madama era attesa per ieri, in concomitanza con la festa delle donne, ma il provvedimento si è arenato a causa della perplessità del governo relativa alla tempistica: troppo vicina la scadenza del 2015, meglio spostarla al 2018. Stamattina è arrivato il via libera dell’esecutivo, che è tornato sui suoi passi e il provvedimento è passato.
Il ddl prevede che le quote rosa debbano essere introdotte attraverso un percorso in due tappe: i board devono arrivare al 20% entro il 2012 e poi salire al 30%. Già ieri erano state ammorbidite le sanzioni rispetto al testo approvato dalla Camera: invece della decadenza immediata dei CdA che non rispettano le quote, sono stati previsti degli step intermedi, con diffida e sanzioni.
Ma il vero nodo è quello dei tempi. Le associazioni impreditoriali (non solo la Confindustria, ma anche l’Abi, che riunisce le banche, e l’Ania, assicurazioni), che ritengono il 2015 una data troppo vicina per adeguarsi a un tetto, quello del 30%, che nella quasi totalità dei casi è molto lontano dalla attuale composizione dei board delle aziende di Piazza Affari. Gli industriali preferirebbero avere a disposizione due o tre rinnovi dei board: la prossima scadenza è il 2012, quindi il 2015 mentre il terzo rinnovo scatterà, appunto, nel 2018.
Comunque, ora c’è anche il via libera dell’esecutivo, quindi in commissione è passato il testo che prevede di raggiungere il 30% di presenze femminili nel 2015. Come detto, il dibattito proseguirà: sicuramente la legge dovrà tornare alla Camera, è possibile che vada anche in aula al Senato (forse martedì prossimo), passaggio che potrebbe essere saltato nel caso in cui la commissione approvasse in deliberante. La decisione su quest’ultimo punto verrà presa entro stasera, al momento sembra probabile che il testo vada nell’aula di Palazzo Madama, solo per le dichiarazioni di voto e il voto finale. Al di là di questi dettagli tecnici, quando poi al legge sarà definitivamente approvata, entrerà in vigore dopo un anno dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.
Come si vede, un iter complicato, per un provvedimento che cambierebbe abbastanza radicalmente la composizione dei CdA di Piazza Affari: al momento fra le società del Ftse Mib (le 40 a maggior capitalizzazione) le donne sono circa il 3%, mentre nell’intero listino la rappresentanza sale, si fa per dire, al 6%. Ci sono altri paesi europei in cui esiste una normativa sulle quote rosa in CdA: in Spagna e in Francia dovranno arrivare al 40%, nel primo caso entro il 2015 nel secondo entro il 2017. In Norvegia la legge è già valida, prevede una presenza al 40%.