Ocse, dal Pil all’indice del benessere

di Barbara Weisz

Pubblicato 25 Maggio 2011
Aggiornato 9 Dicembre 2021 09:37

Si chiama Better Life Index e misura ricchezza ma anche benessere e qualità della vita. Un sito web per calcolarlo con parametri personalizzati.

Il Pil «misura tutto, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta», diceva Robert Kennedy. E allora l’Ocse ha pensato bene di elaborare un nuovo indice, il “Better life Index” che si propone proprio di valutare non la ricchezza prodotta ma quello che si potrebbe definire il “benessere interno lordo”. Un sistema sofisticato, che è anche a disposizione di tutti i cittadini sul web, e che offre possibilità di interazione.

Ci sono undici parametri attraverso i quali viene elaborato l’indice (a proposito, l’Italia in base al Bli non sarebbe nel G8), ai quali ognuno può divertirsi ad attribuire un peso diverso, in base alle proprie priorità ed esigenze, e vedere quali sono i paesi che meglio rispondono.

Al di là di questa notevole possibilità offerta ai cittadini interessati a queste materie, l’indice è naturalmente elaborato con precisione statistica e rigore scientifico. Sono stati scelti molti indicatori, riuniti però in 11 grandi parametri: abitazione, reddito, lavoro, vita comunitaria, educazione, ambiente, governance, sanita’, soddisfazione personale, sicurezza, equilibrio vita/lavoro.

«Negli anni abbiamo organizzato molti forum per capire cosa voglia dire sviluppo con politici, economisti, accademici e rappresentanti della societa’ civile» ha spiegato la direttrice della sezione statistica dell’Ocse, Martine Durand, e ora «ci siamo impegnati a capire come misurarlo» attraverso un lavoro fatto insieme agli istituti statistici nazionali.

Qualche dato sull’Italia. L’indicatore migliore è quello relativo al reddito, sopra la media dei 34 paesi analizzati, mentre i punti deboli sono il lavoro (dietro di noi solo Grecia, Irlanda, Turchia, Ungheria, Estonia, Slovacchia e Spagna), l’educazione (siamo davanti solo a Spagna, Cile, Portogallo, Turchia e Messico), la vita comunitaria. L’86% degli italiani ritiene di conoscere qualcuno che potrebbe chiamare in caso di necessità, contro una media Ocse del 91%. In compenso, è alta la partecipazione al voto, un indicatore del livello civico (81% contro una media del 72%).

Per inciso, oggi l’Ocse ha pubblicato anche le statistiche sulla crescita, quella “tradizionale”, misurata attraverso il Pil. E anche qui le notizie sulla Penisola non sono certo orsee. Il Pil 2011 si attesterà all’1,1% (un decimo di punto in meno rispetto alle precedenti stime), mentre il 2012 dovrebbe vedere un incremento all’1,6%. L’Italia deve tenere sotto controllo i conti pubblici, su cui comunque l’Ocse resta fiduciosa ritenendo che il governo sarà in grado di centrare gli obiettivi.

Infine, tornando al Pil della felicità, vale la pena di ricordare che l’iniziativa dell’Ocse (che cade in occasione dei 50 anni dell’organizzazione) raccoglie in realtà il testimone di un dibattito che nel mondo prosegue da tempo. Fra gli esempi di maggior rilievo, le raccomandazioni del rapporto Stiglitz elaborate nel 2008 dall’economista premio Nobel insieme ai colleghi Amartya Sen e Jean-Paul Fitoussi su richiesta del presidente francese Sarkozy, secondo cui bisogna iniziare a misurare “l’indice del benessere della popolazione”. Il caso di studio più noto del mondo è invece quello del Bhutan, dove il Pil è sostituto dal Fil, felicità interna lorda.