C’è gran fermento finanziario nel settore della moda, in Italia e in tutto il mondo. Prada, che sta per sbarcare sul listino di Hong Kong, ha iniziato gli incontri con gli investitori asiatici e ha fissato la forchetta di prezzo per un’ipo che, al valore massimo, potrebbe raccogliere 2,6 miliardi di dollari americani. Nel frattempo un’altra grande maison italiana, Ferragamo, ha incassato il via libera di Borsa Italiana per la quotazione.
Ma Piazza Affari, dopo essersi vita preferire Hong Kong da parte di Prada, incassa un’altra delusione visto che un’altra matricola del lusso di cui sembrava imminente lo sbarco, Moncler, ha deciso di rinunciare al collocamento, scegliendo invece di vendere il 45% del capitale ai francesi di Eurazeo, i quali diventano i pricnipali azionisti del gruppo dei piumini.
Partiamo da Prada. Anche perchè, come se non bastasse un progetto di quotazione in corso, ad agitare le acque negli ultimi giorni sono arrivati anche dei rumors secondo cui la griffe del Made in Italy sarebbe nel mirino ninetemeno che di Ppr, il colosso del lusso d’oltralpe. Lo ha scritto ieri il quotidiano francese La Tribune, spiegando che il gruppo di Francois Pinault si sta preparando a un’importante acquisizione e indicando fra le prede possibili Prada (insieme ad Armani, Hugo Boss, Burberry e Polo Ralph Laurent). In realtà l’agenzia Dow Jones cita fonti vicine al dossier che smentiscono quest’ipotesi, e in genere il mercato non sembra considerare credibili i target indicati per questa eventuale acquisizione.
Quello che invece è certo è che il prossimo 24 giugno Prada debutterà sul listino di Hong Kong. La forchetta di prezzo è compresa fra i 36,5 e i 48 dollari di HK, e corrisponde alla possibilità di raccogliere fino a 20,32 miliardi di dollari HK, ovvero 2,6 miliardi di dollari Usa. (in borsa andrà il 16,5% della società). Significa una valutazione dell’intera società pari a 15,8 mld di dlr. Si tratta di un prezzo pari a 27 volte gli utili previsti per il 2011, un multiplo decisamente più alto, per fare un esempio, rispetto a quello di LVMH, pari a 18 volte gli utili.
La maison di Patrizio Bertelli e Miuccia Prada punta molto sulla crescita in Asia, che nel 2010 ha pesato per il 40% dei ricavi, pari a due miliardi di euro. Nella sola Cina il fatturato è cresciuto del 50%.
L’importanza del mercato asiatico è il motivo di fondo che ha portato l’azienda a quotarsi a Hong Kong (è la prima italiana a fare questa scelta). E Piazza Affari si consola con Ferragamo, che punta al debutto entro la fine del mese con il 25% del capitale. Borsa Italiana ha dato il via libera e nei prossimi giorni deciderà la data precisa. Lo sponsor è Mediobanca, che è anche global coordinator insieme a Jp Morgan e Banca Imi. Il road show partirà a Londra il 13 giugno, e il 15 sarà a Milano.
Nulla di fatto invece sul fronte Moncler. La mancata quotazione non è solo una delusione per la piazza milanese, ma è anche lì’ennesima conquista di un marchio italiano da parte di un’azienda francese (dopo le recenti operazioni su Bulgari e Parmalat, ma il bottino nel corso degli anni comprende anche Gucci e Bottega Veneta). A comprare il 45% del capitale per 418 milioni di euro, diventando primo azionista, è stata la società di investimento Eurazeo, fra l’altro azionista di Banca Leonardo. Il presidente Remo Ruffini resta il secondo azionista con il 32% (è sceso dal precdente 38%), mentre a ridurre sostanziosamente la propria quota è Carlyle, che passa dal 48 al 17,8%. Si ridimensionano anche Brand Partners, dal 13 al 5% e il direttore finanziario Sergio Bongiovanni che passa dallo 0,50 allo 0,25%.