Salta l’obbligo di indicare i rapporti con le banche nella dichiarazione dei redditi. Non si tocca la tredicesima dei dipendenti pubblici. Si definisce meglio il giro di vite sugli evasori fiscali. Resta invece la deroga all’articolo 18, che rende possibili i licenziamenti in base ad accordi aziendali controfirmati dai sindacati più rappresentativi. E si salvano alcune festività civili: primo maggio, 25 aprile e 2 giugno. Sono alcune delle molte modifiche introdotte alla manovra finanziaria bis dopo il passaggio alla Commissione Bilancio del Senato. Ora il testo approda nell’aula di Palazzo Madama.
Vediamo, nel dettaglio, le novità più importanti introdotte negli ultimi giorni (la commissione ha lavorato nel fine settimana).
Uno dei punti più controversi riguarda le nuove regole sul licenziamento: in base all’attuale formulazione della manovra, che di fatto conferma l’impianto della manovra di Ferragosto, è possibile sottoscrivere contratti aziendali in deroga alle disposizioni contenute nei contratti nazionali e a quelle di legge, anche in materia di licenziamenti. Gli accordi devono essere controfirmati dai sindacati più rappresentativi. Restano proibiti i licenziamenti discriminatori e quelli nei confronti di donne in maternità e di congedi parentali.
Il segretario generale della Cgil, Susassa Camusso, ha definito questa norma «senza precedenti» e ha annunciato appena possibile un ricorso alla Corte Costituzionale. L’opposizione della Cgil all’articolo 8, quello che contiene le deroghe in questione, sarà uno dei punti qualificanti dello sciopero generale che il sindacato ha indetto per la giornata di domani.
Più morbida la posizione della Cisl, che sottolinea di «non aver richiesto questo provvedimento» ma ritiene un «fatto positivo che la nuova formulazione precisi» la legittimità solo in caso di firma dei sindacati più rappresentaivi. Una precisazione che secondo il sindacato guidato da Raffaele Bonanni salva gli accordi interconfederali del 28 giugno. Simile la posizione della Uil.
Un’altra novità di rilievo riguarda uno dei punti che erano stati introdotti la settimana scorsa nell’ambito della stretta sull’evasione fiscale, ovvero l’obbligo di inserire nella dichiarazione dei redditi indicazioni sui propri rapporti con le banche. I contribuenti in base alla modifica non saranno tenuti a farlo. Cosi’ come non sarà possibile la pubblicazione online delle dichiarazioni dei redditi, almeno non indicando il nome e cognome dei contribuenti (nel rispetto delle norme sulla privacy): i comuni potranno pubblicare solo dati in forma aggregata. Resta invece la norma relativa al carcere per i superevasori, che pero’ non è retroattiva.
E’ stato invece inserito un articolo sul supercondono tombale del 2002: il fisco entro fine anno recupererà le somme dovute da coloro che avevano aderito al condono pagando però solo le prime rate, bloccando poi i versamenti. All’appello mancano circa 4 miliardi, ma oltre la metà (2,5-2,7) sono inesigibili. Per chi non paga, scatta un maxiaccertamento fiscale sui nove anni seguenti dal 2033 ad oggi e una penale del 50% sul debito non saldato.
Ci sono invece un paio di buone notizie per i lavoratori dipendenti: restano festivi il primo maggio, il 25 aprile e il 2 giugno. E non sarà possibile rinviare il pagamento della tredicesima ai lavoratori pubblici, come invece era stato precedentemente previsto nel caso di amministrazione poco virtuosa sul fronte dei conti.
Infine, fra le altre modifice si può segnalare l’introduzione di una imposta del 2% sui trasferimenti di denaro all’estero attraverso banche e agenzie di money transfer da parte di coloro che non hanno matricola Inps e codice fiscale (in pratica, gli immigrati clandestini).