Il vertice europeo dell’8 e 9 dicembre si è concluso senza «misure decisive», e dunque i rating della zona Euro restano sotto osservazione. Il report di Moody’s è implacabile: una bocciatura per il vertice Ue (che si è conluso con un accordo a 26, a cui non partecipa la Gran Bretagna) e l’intenzione di riesaminare, probabilmente per una revisione al ribasso, i rating sovrani dei paesi europei. Si tratta di un annuncio analogo a quello che la settimana scorsa aveva visto protagonista un’altra grande agenzia di rating internazionale, anzi la numero uno, ovvero S&P, che aveva a sua volta messo osservazione i rating di buona parte dei paesi dell’Euro, compresi quelli di Francia, Germania e Italia.
E se nel caso di S&P molti, in Europa, avevano lamentato un tempismo poco azzeccato, con un report che arrivava prima di un importante vertice per le sorti dell’euro, adesso l’obiezione nei confronti di Moody’s non è sostenibile. Anzi, l’agenzia di rating esprime un giudizio negativo proprio sull’esito del vertice, dal quale fa dipendere la decisione di mettere sotto osservazione i giudizi per un possibile declassamento.
I mercati reagiscono di conseguenza: la settimana si è aperta con i listini abbondantemente in rosso, mentre lo spread, ovvero il differenziale fra i titoli italiani e il Bund tedesco, è tornato in tensione. A poco è servito l’esito, relativamente positivo, del Bot day italiano, che ha registrato una buona domanda e un leggero calo del rendimento, al 5,92% dal 6% dell’asta dello scorso mese.
Come è noto, il vertice Ue ha raggiunto un accordo per vincoli di bilancio più severi e per aumentare la dotazione dei fondi per la stabilizzazione finanziaria. E ha registrato il “no” di una Gran Bretagna che teme le ripercussioni negative che misure troppo rigide possono avere sulla fiorente industria finanziaria della City.
Ma le regole per un più severo patto di bilancio all’interno dell’Ue non convincono Moody’s, che non le ritiene decisive. L’agenzia di rating critica in particolare l’assenza di misure che servano a «stabilizzare i mercati nel breve termine», senza le quali «l’Eurozona e in misura maggiore l’Ue restano esposte a nuove scosse» così come la coesione di Eurolandia resta «sotto minaccia persistente».
E sull’economia europea un’altra notizia negativa arriva dall’Ocse: il superindice che misura l’attività economica registra un calo a livello di tutti i paesi più industrializzati, ma la flessione europea è ben più marcata della media, e uno dei risultati peggiori è quello della locomotiva tedesca.
Il superindice Ocse generale si è attestato in ottobre a 100,1 punti dai 100,4 di settembre, con un calo dello 0,3% rispetto al mese precedente e dell1,9% rispetto allo stesso mese del 2010. In Europa, la flessione è pari allo 0,7% su mese e al 5,1% su base annua. In Italia, le flessioni sono rispettivamente dello 0,6 e del 7%. La performance mensile più negativa è quella della Germania, con un -1,1%, mentre rispetto all’ottobre 2010 la diminuzione è del 6,6%. In Francia, l’indice ha subito un ribasso dello 0,7% mensile e del 4,9% annuale. In Gran Bretagna, calo dello 0,6% su mese e del 3,8% su anno.