Top manager Usa sempre più chiacchierati in casa di “zio Sam” insieme ad alcune agevolazioni fiscali ritenute non congrue con l’attuale crisi mondiale che si sta vivendo. Subito dopo Ferragosto, quindi anche in piena campagna elettorale per le presidenziali di novembre, è stato pubblicato il rapporto, intitolato “The CEO Hands in Uncle Sam’s Pocket”, realizzato annualmente dall’Institute for Policy Studies nell’ambito della campagna di studio “Executive Excess”.
Il titolo del rapporto è già eloquente: “Le mani dei Ceo nelle tasche di zio Sam”. Secondo lo studio, nel 2011 un quarto dei dirigenti aziendali più pagati d’America ha portato a casa come retribuzione più di quanto le loro aziende hanno pagato in imposte. Gli amministratori delegati di queste 25 aziende hanno ricevuto in media 20,6 milioni di compensazione fiscale totale lo scorso anno. Inoltre, si sottolinea come gli amministratori delegati di 57 grandi aziende statunitensi abbiano risparmiato più di un milione di dollari lo scorso anno in tasse sul reddito a causa dei cosiddetti “Bush tax cuts”.
Sempre lo studio sottolinea che le 4 più dirette agevolazioni fiscali in merito alla retribuzione dei top manager hanno comportato un costo ai contribuenti stimato in 14,4 miliardi di euro all’anno. Tale importo, secondo lo studio, potrebbe servire per la creazione di 241.593 posti di lavoro nell’ambito del settore dell’energia pulita.
“In un momento di austerità, è assurdo che miliardi di dollari delle nostre tasse si stanno riversando nelle tasche dei dirigenti”, osserva Sarah Anderson, una co-autrice del rapporto. “Ogni direttore generale dovrebbe scrivere un biglietto di ringraziamento all’IRS”.