Attenti al pericolo di un corto circuito tra rigore e crescita. L’allarme viene da Luigi Giampaolino, presidente della Corte dei Conti, il quale, intervenuto per una audizione sul Def davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato riunite, ha messo in guardia il governo sul rischio di un avvitamento dell’economia per effetto dei provvedimenti di austerità.
L’obiettivo di pareggio del Bilancio per il 2013 perseguito attraverso l’inasprimento fiscale può creare una situazione di “equilibrio precario”. Altra preoccupazione per Gianpaolino è la spesa delle famiglie italiane che si è ridotta a metà del 2012 del 4% ed è “presumibilmente destinata a peggiorare nella seconda parte dell’anno e nei primi mesi del 2013”.
D’altro canto il Pil è in continuo calo, come segnalato nella nota di aggiornamento al Def (- 2,4% contro il -1,2% del Def di aprile), ma ciò che dovrebbe maggiormente allarmare è “la diminuzione dell’1% del prodotto anche in termini nominali: un risultato eccezionalmente negativo che, storicamente, si era verificato solo nel 2009, l’anno centrale della grande recessione”.
Le misure di crescita adottate dalla compagine governativa, ha aggiunto il presidente della Corte dei Conti, aprono comunque “fondamentali prospettive di recupero per l’economia italiana” ancorché insufficienti a riempire “il vuoto di domanda apertosi a partire dal 2007”. Stante questo quadro la strategia per crescere va rafforzata con obiettivi più ambiziosi.
Unico spiraglio positivo è che probabilmente non sarà necessario attuare una nuova manovra correttiva dei conti pubblici che in ogni caso sarebbe difficilmente sostenibile.
Ai timori espressi da Gianpaolino ha replicato a stretto giro il ministro dell’Economia Vittorio Grilli che ha contestato l’idea del corto circuito parlando di una compatibilità tra rigore e crescita.