Potere d’acquisto in forte calo

di Carlo Lavalle

10 Ottobre 2012 06:30

L'Istat registra una contrazione significativa di potere d'acquisto e risparmio delle famiglie italiane.

Forte caduta del potere d’acquisto delle famiglie italiane che nel secondo trimestre del 2012 si riduce di – 4,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Lo certifica l’Istat in una indagine sul reddito dei nuclei familiari che vedono peggiorare la loro situazione economica come mai da 12 anni a questa parte.

Nel secondo trimestre del 2012, considerata l’inflazione, la capacità di acquisto delle famiglie consumatrici diminuisce dell’1,6% rispetto al trimestre precedente mentre nei primi 6 mesi del 2012, nei confronti dello stesso semestre 2011, il potere d’acquisto ha registrato una flessione del 3,5%.

Male anche la propensione al risparmio che nel trimestre 2012, al netto della stagionalità, risulta pari all’8,1%, con una riduzione di 0,6 punti percentuali rispetto al trimestre precedente e di 0,5 punti rispetto allo stesso periodo 2011 : il dato più basso dal 1999.

Il tasso di investimento delle famiglie è stato invece pari al 6,8%, restando invariato rispetto al trimestre precedente e in diminuzione di 0,2 punti percentuali in rapporto al secondo trimestre del 2011.

L’Istat conferma, inoltre, l’andamento negativo del PIL. Nei primi tre mesi del 2012 il prodotto interno lordo subisce una flessione dello 0,8% in termini congiunturali e del 2,6% nei confronti del secondo trimestre del 2011.

L’Istituto nazionale di statistica ha rivisto, del resto, il tasso di variazione congiunturale relativo agli investimenti fissi lordi (rivisti al -2,1% nel secondo trimestre, con una correzione di +0,2 punti percentuali), alle importazioni (-0,5%, con una revisione di -0,1 punti percentuali) e alle esportazioni (+0,1%, con una revisione di -0,1 punti percentuali).

I comparti di attività economica che hanno registrato una revisione della variazione congiunturale sono l’agricoltura (-2,1% con una revisione di -0,2 punti percentuali) e l’industria in senso stretto (-1,4% con una revisione di +0,3 punti percentuali).