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Tasse ridotte per chi torna a lavorare in Italia: le novità 2025

di Barbara Weisz

10 Marzo 2025 10:30

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Il lavoratore può tornare in Italia e iniziare soltanto dopo il lavoro che dà diritto alla sconto fiscale: interpello Agenzia delle Entrate.

Il nuovo regime agevolato per i lavoratori impatriati, rivisto dalla Riforma fiscale, non prevede più un nesso diretto  tra il rientro con spostamento di residenza fiscale in Italia e l’avvio del nuovo impiego con tassazione agevolata. E’ una novità importante rispetto al precedente beneficio, che invece era riconosciuto solo a condizione che le due cose coincidessero.

Ora, il lavoratore può prima trasferirsi in Italia e solo in un momento successivo iniziare l’attività per quale godere di una base imponibile ridotta.

Lo precisa l’interpello n. 66/2025 dell’Agenzia delle Entrate riguardante il caso in esame riguardava un lavoratore già rientrato lavorando in smart working per l’impresa estera precedente.

Stop alla coincidenza tra rientro e assunzione

Ai fini dell’applicazione del regime di cui all’articolo 5 del Dlgs n. 209/2023, spiega l’AdE, «non è più necessario verificare la sussistenza di un collegamento “funzionale” tra il trasferimento della residenza fiscale in Italia e l’inizio di un’attività lavorativa dalla quale derivi un reddito agevolabile, prodotto in Italia, diversamente da quanto chiarito con riferimento al previgente regime speciale per lavoratori impatriati».

«Non è necessario, dunque, che al rientro in Italia sussistano i requisiti previsti dalla norma, potendo gli stessi maturare anche successivamente».

«In tal caso, il contribuente potrà applicare il nuovo regime al ricorrere dei predetti requisiti per i residui periodi d’imposta di fruizione dell’agevolazione, che si applica per ciascun periodo d’imposta in cui i requisiti sussistono».

Il nuovo regime degli impatriati

Il regime in questione è regolato dall’articolo 5 del Dlgs 209/2023 e prevede, per chi riporta la residenza fiscale in Italia per almeno 4 anni dopo essere stato all’estero per almeno 4 periodi d’imposta, la possibilità di abbattere la base imponibile del 50% su un reddito massimo di 600mila euro.

Se il lavoratore viene assunto dalla stessa azienda per la quale lavorava all’estero, oppure da una società del gruppo, il periodo di permanenza fuori dai confini sale a 6 o 7 anni, a seconda che sia già stato dipendente dell’impresa anche in un precedente periodo in Italia.

Devono ricorrere una serie di condizioni: l’attività lavorativa deve essere prestata per la maggior parte del periodo d’imposta nel territorio dello stato. Il lavoratore è in possesso di requisiti di elevata specializzazione o qualificazione. La norma dettaglia con precisione quali debbano essere i titoli e le qualifiche che corrispondono a questa definizione.