Manager di azienda, migliori leader se estroversi e accentratori, oltre che capaci di dare ordini e pianificare? Ebbene no, secondo lo studio “Reversing the Extraverted Leadership Advantage: The Role of Employee Proactivity“, (University of Pennsylvania, Harvard Business School, University of North Carolina), che stravolge le comuni credenze su leadership e dinamiche di gruppo.
I metodi di gestione di un manager introversi in molti casi risultano ancor più efficaci di quelli dei leader “espansivi”.
Una leadership di tipo estroverso offre il vantaggio di avere una struttura di comando chiara, basata su una figura con una determinata autorità. Tuttavia, tale gestione male si abbina a collaboratori (impiegati, dipendenti…) in gamba, preparati e in grado di prendere l’iniziativa: capacità e dialogo si spengono, laddove si teme l’attrito con il capo.
Se lo stesso gruppo di collaboratori viene messo di fronte ad un leader introverso si possono ottenere risultati decisamente migliori. Di contro, è ovvio che in presenza di dipendenti passivi si ottengono risultati migliori se guidati da manager intraprendenti, ma spesso la remissività è più una conseguenza che una causa.
Chi è estroverso dovrebbe imparare a ascoltare i suggerimenti dei collaboratori,che si sentiranno coinvolti e valorizzati; bisognerebbe quindi abbandonare il classico stereotipo del leader autoritario superiore ai propri subordinati.
Finora si dava per vincente la formula per cui nelle imprese servono capi espansivi e collaboratori intraprendenti. La crisi ha cambiato anche il modo di agire in azienda, così gli impiegati non dovrebbero più subire passivamente gli ordini “dall’alto” né i leader dovrebbero ritenere una minaccia le proposte dei collaboratori più intraprendenti e partecipativi, soprattutto se propongono idee costruttive.