Come cambiare quando cambiare è difficile

di Marco Lucarelli

28 Dicembre 2011 09:00

Decidere di cambiare radicalmente è come trovarsi a “pilotare con razionalità un pachiderma sull’orlo di una crisi di nervi": il libro di C.Heath e D. Heath offre al lettore i consigli pratici per bilanciare analisi e istinto.

Il libro Switch. Come cambiare quando cambiare è difficile (ETAS, 2011) analizza le strategie per imparare a dominare il proprio lato emotivo quando diventa un ostacolo sul lavoro, e insegna a ragionare sul lungo periodo, pianificando senza fermarsi al momento presente.

Elefante vs. Guida

Se volete affrontare il cambiamento ed ottenere risultati efficaci, dunque, l’unico modo è imparare a guidare l’elefante che è in noi, ossia quel lato emotivo ed istintivo fatto di abitudini, comportamenti, modi di agire e pensare che fanno spesso di noi un Elefante.
Pigro, incostante, restio ad uscire dalla propria comfort zone ma soprattutto alla ricerca di gratificazioni immediate.

In apparenza basterebbe opporre a questo nostro lato emotivo (l’Elefante) quello razionale, ossia la Guida. Ma non è così semplice.

Prima di tutto perché l’Elefante non è così facile da convincere (piani programmatici mai attuati, tensioni con colleghi o superiori mai affrontate, voglia di cambiare lavoro mai concretizzata). E secondo perché la Guida non è così forte da imporsi sempre sull’Elefante. Per ottenere il cambiamento dovrete lavorare su entrambi, Guida ed Elefante.

Fare per cambiare

Il primo grosso difetto della Guida, la parte razionale di tutti noi, è l’eccesso di analisi: dati, ricerche, presentazioni sulle cause di un dato problema possono in molti casi schiacciare l’iniziativa, azione successiva che dovrebbe portare alla soluzione dello stesso.

Questo sia per una debolezza intrinseca della Guida (eccesso di analisi) sia per la ritrosia dell’Elefante di cui abbiamo detto sopra. Quindi?

Ricercare le eccellenze

Il libro ci offre differenti spunti e strategie per riuscire a orientare più proficuamente la parte “troppo analitica” di noi e quella “troppo pigra”, insomma quelle parti di noi restie al cambiamento.

Il primo di questi è la ricerca delle eccellenze, intesa come ricerca dei casi di successo esistenti attorno a noi ai quali ancorarsi per affrontare un dato problema.

Gli autori, Chip e Dan Heath, ci raccontano di situazioni apparentemente irrisolvibili o che il pensare comune avrebbe definito come tali. Casi dove la ricerca del caso positivo ha permesso di indirizzare gli sforzi verso la soluzione, l’uscita dall’empasse.

Partire da un problema, individuare il caso d’eccellenza, l’ancora positiva che permette di accendere la speranza di potercela fare. E poi? “Sceneggiare” le mosse successive e indicate la direzione.

Sceneggiatura e senso di direzione

Importante, al fine di dirigere il comportamento, è la capacità di sceneggiare il cambiamento ossia la capacità di porre obiettivi visibili, tangibili, raggiungibili che possano essere traguardati innescando così un processo virtuoso: dall’affermazione “è impossibile, questa situazione non cambierà mai” a quella “ho ottenuto un piccolo successo, sono sulla strada giusta, andiamo avanti”.

Per ottenere lo switch ovvero il cambio di mentalità necessario per adottare il cambiamento è necessario anche fornire la visione dell’obiettivo, rendere vivida l’immagine di quale sarà il punto di arrivo, il traguardo di un progetto o di un comportamento che vogliamo modificare.

E’ una tecnica, questa, utilizzata anche in ambito sportivo dove ricerche psicologiche condotte su campioni di diverse discipline agonistiche hanno portato alla luce una capacità di visualizzare nella propria mente, prima della gara vera e propria, il traguardo, la vittoria, una sorta di anticipazione sensoriale di quello che succederà ad obiettivo raggiunto.

Ragione e Sentimento

La Guida, nonostante abbia tutte le ragioni del caso, da sola non sarà in grado di muovere l’Elefante fatto di istinto ed emozioni. Ecco allora la necessità di parlare anche per la parte meno logica delle persone, affinché affrontino il cambiamento.

Interessante l’esempio citato nel libro: come ha fatto Microsoft a convincere i propri sviluppatori ad adottare un approccio più customer-oriented? Stimolandone l’empatia attraverso focus-group dove i super-tecnici dello sviluppo potevano assistere al comportamento reale dei clienti alle prese con i programmi da loro sviluppati.

Minimizzare il cambiamento

Il libro ci fornisce diversi esempi di come riuscire a cambiare in modo concreto. Il tutto senza ricorrere ad aneddoti o slogan di facile presa bensì costruendo un processo verso il cambiamento in grado di essere efficace.

Per chi lavora in azienda è intuitivo comprendere come un processo non sia altro che l’insieme di attività distinte, gestite da persone differenti, coordinate verso una direzione comune.
Per non lasciarci spaventare, o meglio, per non far spaventare l’Elefante che c’è in noi è quindi necessario, ci spiegano gli autori, adottare lo stesso approccio.

Un certo problema, nella sua interezza, potrebbe sembrare invalicabile, schiacciante. Dividerlo in elementi più piccoli, ognuno dei quali rappresenta un traguardo raggiungibile (e da celebrare), diventa una strategia vincente per risolvere l’intero  problema.

Perchè leggerlo

Questo libro è interessante per un duplice motivo: spiega in un modo semplice ed intuitivo cosa frena la nostra volontà di cambiamento ed è quanto mai attuale in un momento economicamente difficile come questo. Gli autori Chip e Dan Heath ci restituiscono un po’ di ottimismo dicendoci che cambiare è possibile anche quando cambiare è difficile.

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Marco Lucarelli è esperto di management, comunicazione e new media, è autore del blog Letture per manager.