Il metodo Critical Chain – 6

di Andrea Bressan

Pubblicato 12 Settembre 2007
Aggiornato 13 Gennaio 2012 15:32

La teoria di Eliyahu Goldratt per un approccio più snello alla gestione dei progetti, che ottimizzi i tempi tenendo conto delle falle tipiche dei metodi tradizionali

Inserimento dei buffer

Nel metodo Critical Chain i buffer sono ammortizzatori che vengono posizionati all’interno del progetto per compensare l’eliminazione del margine dalla stima delle durate. Nel reticolo delle attività, possono essere disposti due tipi di buffer.

  • Il Project Buffer viene inserito alla conclusione del progetto per aggregare i margini di sicurezza tolti dalle attività critiche
  • Il Feeding Buffer (buffer di alimentazione) viene posto su tutti i percorsi che alimentano la catena critica. Ossia nel punto in cui le varie catene di attività non critiche si innestano a quella critica.

Figura 5. Posizione dei buffer

Posizione dei buffer

Sebbene i buffer abbiano il compito di raccogliere le “sicurezze nascoste” eliminate, la loro dimensione non è pari al valore tagliato dalle stime “sicure”, ovvero il loro 50%. Se così fosse, si otterrebbero dei buffer della stessa durata delle catene a cui fanno seguito. In realtà, dato che nell’aggregazione l’ammontare della protezione necessaria è inferiore alla somma di ogni singola “sicurezza nascosta”, Goldratt raccomanda un valore pari al 50% della durata complessiva della catena da proteggere. Osservando la figura 6, il valore raccomandato dei buffer dovrà essere simile a quella ottenuto dopo il dimensionamento (i numeri si riferiscono alle durate).

Figura 6. Dimensionare i buffer

Dimensionare i buffer