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Riforma del Lavoro, Poletti frena sul Contratto Unico

di Barbara Weisz

25 Marzo 2014 16:55

Contratto Unico, riforma ammortizzatori, politiche attive per il lavoro, occupazione giovani: l'audizione del ministro Poletti in commissione alla Camera.

La premessa non genera ottimismo: il 2014 «sarà ancora un anno di grande sofferenza» per il mondo del lavoro, ha dichiarato il ministro Giuliano Poletti in audizione in commissione Lavoro alla Camera per elencare le politiche che il governo intende mettere in campo per favorire l’occupazione: oltre a concetti già espressi sul Decreto Lavoro, si è soffermato sull’altro provvedimento annunciato dall’esecutivo, il Ddl Delega di Riforma, contenete la revisione strutturale di contratti di lavoro e ammortizzatori sociali.

Riforma Contratti

Il Contratto Unico previsto dal Jobs Act di Matteo Renzi viene mitigato. Poletti non nega l’intenzione del governo di andare in questa direzione ma vi pone un freno: l’orientamento è andare verso una semplificazione dei contratti ma con dei distinguo. Per tipologie di contratto come quello a chiamata va salvaguardata la specificità. E’ «ragionevole avere una buona e franca discussione sul merito per costruire un impianto ordinato e leggibile per tutelare impresa e lavoro». Traduzione: la semplificazione dei contratti ci sarà ma ragionando caso per caso con tutte le parti (presumibilmente sociali e politiche) per arrivare a una riforma del lavoro definitiva.

=> Speciale Riforma del Lavoro

Riforma Welfare

Discorso simile sugli ammortizzatori sociali: l’Esecutivo ha espresso un indirizzo (ammortizzatore universale) ora si tratta di non commettere errori, mettendo a punto uno strumento che funzioni. Poletti ha riproposto un progetto presentato dal Premier: chiamare le persone che ricevono ammortizzatori sociali a svolgere compiti utili alla collettività. Non lavori socialmente utili (non vengono proposti posti di lavoro) ma forme di attività nel sociale per chi riceve (e continua così a ricevere) sussidi pubblici.

Contratti a termine

Su quanto già fatto (il decreto legge che riforma contratti a termine e apprendistato), Poletti ripropone considerazioni giù emerse: il governo ha agito sulla base di considerazioni programmatiche. Il contratto a termine con causolone dopo i 12 mesi (previsto dalla riforma Fornero) non ha funzionato: le aziende, per evitare contenziosi sulla causale, hanno stipulati contratti di durata inferiore, cambiando poi il personale per le stesse mansioni. Se invece una persona mantiene un posto per 36 mesi, la probabilità che alla fine venga confermata potrebbe essere più elevata.

=> Lavoro e Governo Renzi: contratti e concertazione

Garanzia giovani

Si tratta di uno strumento per mettere i giovani in condizione di impiego lavoro entro quattro mesi dalla fine del percorso di studi. Qui i punti da risolvere sono la profilazione della platea (fare i colloqui) e fornire ai giovani reali possibilità di ingresso nel mercato del lavoro. In entrambi i casi, la risposta è una maggior collaborazione pubblico privato: con le agenzie per il lavoro per fare i colloqui, con il mondo delle imprese (di tutte le dimensioni), per offrire le opportunità di lavoro ai giovani.

Contro-Riforma Fornero

In definitiva, si può giungere alla seguente conclusione: bisogna smontare la riforma del Lavoro (Legge 92/2012), approvata meno di due anni fa. In parte, con il decreto appena approvato il percorso è già iniziato (sui contratti a termine e l’apprendistato sono tornate le regole precedenti alla riforma Fornero). Su politiche attive, riforma dei contratti e degli ammortizzatori i tempi sono più lunghi: la delega dovrà essere discussa e approvata e a quel punto il governo si prenderà, par di capire, circa sei mesi per emettere i provvedimenti attuativi. Obiettivo: riformare il mercato del lavoro evitando che sia necessaria una nuova riforma fra due anni.