Allarme calore: sul lavoro scatta la cassa integrazione

di Anna Fabi

19 Luglio 2023 08:56

Con il caldo eccessivo scatta la cassa integrazione: ecco come chiedere la CIGO per caldo eccessivo e come gestire il rischio da calore sul lavoro.

Non cala la morsa del caldo in Italia e neppure l’allarme di calore eccessivo, che rende più che mai attuale l’integrazione dell’accordo INPS-INAIL per la tutela dei lavoratori dal rischio legato ai danni da calore. Il caldo eccessivo aumenta i rischi per la salute, soprattutto nel caso di mansioni faticose: sulla base di queste considerazioni, è previsto che scatti la cassa integrazione quando le temperature superano i 35 gradi.

L’Istituto contro gli infortuni sul lavoro ha anche pubblicato una guida, per gestire correttamente i rischi collegati all’eccessivo caldo nei luoghi di lavoro, come sta accadendo quest’estate.

Cassa integrazione se fa troppo caldo

L’INPS riconosce la cassa integrazione ordinaria in tutti i casi in cui il responsabile della sicurezza dispone la sospensione delle lavorazioni in quanto ritiene sussistano rischi o pericoli per la sicurezza e la salute dei lavoratori, ivi compresi i casi in cui le sospensioni siano dovute a temperature eccessive.

Le aziende possono chiedere all’INPS la cassa integrazione ordinaria, CIGO, con la causale “eventi meteo” e sospensione o riduzione dell’attività lavorativa a causa delle temperature elevate (superiori ai 35 gradi).

Attenzione: anche temperature inferiori al predetto valore possono essere considerate idonee ai fini del riconoscimento dell’integrazione salariale: la valutazione deve essere fatta con riferimento anche alle temperature percepite, notoriamente più elevate rispetto a quelle reali, tenuto conto della tipologia di lavorazione in atto.

Come chiedere la CIGO per caldo eccessivo

Nella domanda di CIGO e nella relazione tecnica allegata, l’azienda deve solo indicare le giornate di sospensione o riduzione dell’attività lavorativa e specificare il tipo di lavorazione in atto, mentre non è tenuta a produrre dichiarazioni che attestino l’entità della temperatura, né a produrre i bollettini meteo.

Tipologie di lavori a rischio calore

Ci sono tipologie di lavori particolarmente a rischio in presenza di temperature elevate: stesura del manto stradale, rifacimento di facciate e tetti di costruzioni, lavorazioni all’aperto che richiedono indumenti di protezione, fasi lavorative che, in generale, avvengono in luoghi non proteggibili dal sole o che comportino l’utilizzo di materiali o lo svolgimento di lavorazioni che non sopportano il forte calore.

Più in generale: edilizia civile e stradale (con particolare rilevanza per i cantieri e i siti industriali), comparto estrattivo, settore agricolo e della manutenzione del verde, comparto marittimo e balneare. Rientrano tra i soggetti a rischio anche i rider della Gig economy.

Fattori da valutare nel rischio di stress termico anche: orari di lavoro che ricadono nella fascia più calda (14:00 – 17:00); le mansioni; attività che richiedono sforzo fisico abbinato all’utilizzo di dispositivi di protezione individuale (DPI); ubicazione del luogo di lavoro; dimensione aziendale; caratteristiche di ogni lavoratore (età, salute, status socioeconomico, genere).

Particolare attenzione va dunque posta, nel DVR e nel POS, alla valutazione del rischio da calore e delle misure di prevenzione e protezione previste.

Guida alla gestione del rischio caldo sul lavoro

La Guida INAIL a disposizione di aziende e lavoratori mira a prevenire patologie da calore nei luoghi di lavoro: crampi, dermatite da sudore, squilibri idrominerali fino al colpo di calore, che può comportare aritmie cardiache e l’innalzamento della temperatura corporea oltre i 40 gradi.

La Guida contiene indicazioni sulle misure organizzative idonee ad evitare tali patologie (piano di sorveglianza con una persona addetta, formazione, informazione su una serie di presidi fondamentali come idratazione, abbigliamento adeguato, riorganizzazione dei turni, disponibilità di aree ombreggiate durante le pause), e strumenti di previsione dei rischi di stress da calore.

Per esempio, c’è uno strumento (una web app) che misura il rischio stress da calore su soggetti sani, con profilo di lavoratore standard. E’ anche possibile selezionare località specifiche e avere dati precisi sul luogo in cui si svolge il lavoro.

L’elaborazione della Guida  si inserisce nel più vasto progetto “Worklimate: strategie di intervento per contrastare lo stress termico ambientale in ambito occupazionale“, sviluppato assieme a Cnr-Ibe, con la partecipazione delle Aziende Usl Toscana Centro e Toscana Sud Est, del Dipartimento di epidemiologia del Servizio sanitario regionale del Lazio e del Consorzio LaMMA (Laboratorio di monitoraggio e modellistica ambientale per lo sviluppo sostenibile).