Online il nuovo Osservatorio INPS sulle pensioni dei dipendenti pubblici (GDP), con i dati relativi alle prestazioni attuali e su quelle liquidate nel 2021. Dalle analisi, emerge sia un incremento annuale delle posizioni (+1,8%) sia un aumento degli importi per gli assegni erogati (+3,2%).
L’età media per le pensioni di vecchiaia e per quelle anticipate è di 73,4 anni. Il 15,1% delle pensioni pubbliche ha un importo mensile lordo inferiore a mille euro, il 45,3% tra mille e 2mila euro, il 29,6% si attesta entro i 3mila euro ed il 10% supera questa soglia mensile lorda. Il maggior numero di prestazioni è erogato nel Nord Italia (40,8%) seguito da Sud e Isole (36,5%) e dall’Italia centrale (22,4%).
Al 1° gennaio 2022, le pensioni in essere risultano poco più di 3 milioni, per un importo complessivo annuo (calcolato in 13 mensilità) di oltre 79 milioni di euro. In termini numerici, la distribuzione attuale è la seguente:
- 58,5% erogate dalla Cassa Trattamenti Pensionistici Statali (CTPS)
- 38% erogate dalla Cassa Pensioni Dipendenti Enti Locali (CPDEL)
- 3,5% erogate dalle restanti casse.
In termini di importi, la parte del leone la fanno sempre le pensioni statali (60,9%), seguite da quelle degli enti locali e delle altre casse, con assegni che variano da 1.485,64 euro mensili per gli insegnanti (CPI) a 4.728,47 per i sanitari (CPS). Il 59,5% dei trattamenti pensionistici è erogato alle donne, il 40,5% erogato agli uomini.
Per quanto riguarda il 2021, la categoria delle pensioni di anzianità/anticipate è quella più numerosa (54,7%) ed occupa la fetta maggiore degli importi erogati (62,8%). Le pensioni ai superstiti rappresentano il 25,5% in termini numerici e il 15,7% come importi. Le pensioni di vecchiaia il 16,97% come numero e il 18,9% come importo, quelle di inabilità il 2% come numero e importo.