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Prestiti bancari alle Pmi anche acquistando Btp con fondi UE

di Alessandro Vinciarelli

Pubblicato 25 Gennaio 2012
Aggiornato 14 Marzo 2022 17:47

Per l'ABI le banche possono riuscire a utilizzare la liquidità messa a disposizione dalla Banca Centrale Europea sia per comprare Btp sia sostenere l'accesso al credito delle Pmi, ma serve rivedere le rigide richieste dell’EBA.

In una audizione alla Commissione Finanze della Camera su Basilea 3, il presidente dell’ABI Giuseppe Mussari ha preso posizione sulla denuncia nei confronti delle banche, che invece di erogare prestiti alle Pmi con i fondi europei preposti preferiscono investire acquistando titoli di di stato: «una eventuale operatività in Btp delle banche italiane (utilizzando la liquidità presa con il finanziamento a tre anni dalla Banca Centrale Europea) non sottrae credito alle imprese perchè i Btp sono ugualmente scontabili presso la Bce per prendere altra liquidità».

Non esiste quindi nessun trade off tra accesso al credito delle imprese ed acquisto di Btp da parte delle banche, il problema risiede altrove: l’EBA (Autorità Bancaria Europea) deve rivedere le richieste imposte agli istituti bancari, garantendo maggiore flessibilità.

Più in particolare, l’EBA ha chiesto alle banche europee di prevedere dei piani di ricapitalizzazione per la valutazione del mark to market dei titoli di Stato, ovvero per coprire un capitale di 15,4 miliardi di euro.

L’ABI ha consegnato a Bankitalia i propri prospetti lo scorso 20 gennaio, auspicando da parte della Banca d’Italia un approccio di valutazione flessibile. Le banche affermano ad ogni modo di poter utilizzare la liquidità messa a disposizione dalla BCE, con il duplice obiettivo di sostenere l’accesso al credito e le richieste delle imprese, comprando contemporaneamente Btp.

Questo è applicabile se «la liquidità (i 116 miliardi di euro presi dalle banche dalla Bce) vada in Btp in una quantità sufficiente a sostenere il debito», ha spiegato Mussari, confermando comunque che, come estrema ratio, l’associazione «sta valutando l’opportunità di ricorrere presso la Corte di Giustizia europea contro la raccomandazione Eba».