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Flat tax: costi e benefici

di Barbara Weisz

Pubblicato 19 Gennaio 2018
Aggiornato 11 Giugno 2018 15:01

Flat tax tra le proposte elettorali in vista delle elezioni politiche del marzo: i calcoli degli economisti su costi per l'Erario e recupero di evasione.

La flat tax sempre più protagonista del dibattito elettorale, con Silvio Berlusconi che la definisce punto fondamentale del programma del centrodestra, la Lega Nord che la rilancia con un’aliquota più bassa, Matteo Renzi che la ritiene ingiusta e non sostenibile sul fronte dei costi, in accordo con praticamente tutto il centro sinistra. Anche dal PD arrivano proposte di riduzione delle tasse, insieme a nuove semplificazine e lotta all’evasione, il Movimento 5 Stelle punta sul un sistema fiscale più equo e sulla digitalizzazione in chiave di semplificazione. La sinistra di Liberi e Uguali unisce il tema fiscale al diritto allo studio proponendo l’abolizione delle tasse universitarie.

=> IRPEF, scaglioni e aliquote 2018

Fatto questo quadro d’insieme, molto sintetico, sulle proposte fiscali delle principali forze politiche in vista delle elezioni politiche del 4 marzo, soffermiamoci più in particolare sulla flat tax. Il dibattito, come detto, è particolarmente acceso. Berlusconi, leader di Forza Italia, propone una flat tax uguale per privati e imprese, con aliquota al 23%, ma che potrebbe nel corso degli anni essere ulteriormente ridotta con l’aumentare del gettito. Quindi, tassazione ultra-semplificata, con «una sola pagina di dichiarazione dei redditi», dichiara Berlusconi. La flat tax sostituisce tutte le imposte oggi previste: redditi, immobili (IMU e TASI), tasse imprese, IRAP.

La proposta della Lega Nord, invece, prevede una flat tax con aliquota decisamente più bassa, al 15%, in sostituzione dell’attuale IRPEF. Il segretario Matteo Salvini ha poi aggiustato il tiro, parlando di un’aliquota inferiore al 20%. In realtà, è bene sottolineare che Lega Nord e Forza Italia, insieme a Fratelli d’Italia, si presentano in coalizione al voto, quindi alla fine il messaggio agli elettorali, al di là delle aliquote, è l’introduzione di una flat tax che comporti un’unica aliquota fiscale per tutti. Matteo Renzi, leader del PD, ritiene il meccanismo della flat tax ingiusto, e comunque insostenibile dal punto di vista dei costi per l’erario.

E veniamo, appunto, al capitolo relativo all’impatto che la flat tax, nella misura in cui viene proposta, avrebbe sui conti pubblici. Ci sono vari calcoli in materia. Proponiamo quelli di Massimo Baldini e Leonzio Rizzo, economisti de Lavoce.info: la proposta della Lega Nord produrrebbe un gettito di 94 miliardi annui, circa 58 miliardi in meno rispetto alle attuali entrate IRPEF (quindi, questa ipotesi di flat tax costerebbe, appunto, 58 miliardi).

La stima sulla perdita di gettito è simile analizzando la proposta di Forza Italia, che prevede aliquota al 23%, quindi più alta, ma estesa anche alle imprese. Il motivo con cui il centrodestra sostiene la flat tax è che la perdita di gettito viene compensata dal recupero di evasione. I due economisti presentano calcoli diversi: la perdita di gettito IRPEF da evasione, in base ai dati ISTAT, è pari a 35 miliardi. Quindi, anche se, ipoteticamente, la flat tax consentisse il recupero totale dell’evasione, mancherebbero all’appello 23 miliardi. Un’aliquota unica per mantenere effettivamente costante il gettito fiscale viene misurata al 35%.