Lavoro in Italia tra crisi, stress e Mobbing

di Barbara Weisz

Pubblicato 4 Febbraio 2013
Aggiornato 9 Ottobre 2014 08:17

Eurispes: in Italia il reddito da lavoro non garantisce indipendenza economica ed è causa di malessere, anche per la strenua lotta contro raccomandazioni e Mobbing, più frequente fra giovani e precari.

L’indagine Eurispes 2013 sul sentiment degli Italiani traccia un quadro a tinte fosche di un Paese con disoccupazione 2012 al 10,7% e una Riforma del Lavoro incapace di fornire risposte adeguate: la metà degli Italiani non riesce a mantenere la famiglia con il solo reddito da lavoro, l’incertezza sul futuro professionale impera, la ricerca di impiego si scontra con le raccomandazioni e in ufficio aumenta il mobbing.

=>Eurispes 2013: Italia in crisi politica, economica e sociale

Retribuzioni

Anche se il 64,9% non teme di doversi cercare una nuova occupazione, il 61,3% ha un impiego con reddito insufficiente, tale da non consentire spese importanti, (il mutuo, ma anche l’automobile) né di fare progetti per il futuro (24,5% per niente; 39,6% poco).

Addirittura, il 53,5% non è più in grado di garantire sicurezza economica alla famiglia con il proprio reddito (il 37,1% poco, il 16,4% per niente). La famiglia d’origine resta un grande ammortizzatore sociale (quasi il 30% chiede aiuto ai parenti).

=>Ecco i dati sulle retribuzioni degli Italiani

Ma il mondo del lavoro risulta anche caratterizzato da aspetti più sociali che non sembrano propriamente virtuosi.

Raccomandazioni

E’ definita “intramontabile pratica“: il 21% ammette di aver trovato lavoro grazie a una conoscenza. Poco più alto, al 27% il numero di chi invece ha presentato una candidatura spontanea. Scarsissimo il ricorso a centri per l’impiego, 4%, o agenzie per il lavoro, 5,1%. E su tutto questo la Riforma Fornero non sembra aver cambiato nulla:

=> Vai allo speciale sulla Riforma del Lavoro

Stress da lavoro

Lo stress sembra ormai realtà quotidiana diffusa: riguarda il 92% dei lavoratori, pur con modalità e intensità differente (il 59,5% si dichiara sottoposto a pressioni solo qualche volta, il 21,9% spesso, mentre il 10,6% addirittura sempre).  Solo l’8% dichiara di non essere sottoposto a stress. Le principali fonti di stress:

  • scadenze e pressioni su tempi di consegna: 59,5%.
  • mancanza di tempo da dedicare a se stessi: 51,7%.
  • carichi eccessivi di lavoro: 51,5%.
  • assenza di stimoli professionali: 50,5%.

A seguire, precarietà lavorativa (28%), rapporti con i colleghi (27,8%), scarsa copertura previdenziale e assicurativa (25,2%), irregolarità nei pagamenti (24,7%).

=> Stress passivo fra colleghi, come difendersi

Per i precari con contratto atipico la principale fonte di stress è l’insicurezza del posto di lavoro (79,4%, a fronte di una media del 39,8%).

Mobbing

Si legge nel rapporto: «il mobbing è un fenomeno che, da semplice forma di repressione nei confronti di un lavoratore, si è ormai delineato come problematica complessa». Il 23,5% degli occupati ne riconosce i sintomi, dichiarando di aver subìto almeno una volta forme di sopruso o persecuzione da parte del datore di lavoro. Non c’è differenza significativa fra uomini e donne.

Fra le classi di età, fenomeno più elevato fra i giovani, che hanno subito mobbing nel 35,5% dei casi. Dipende, con ogni prababilità, dal fatto che i giovani sono più spesso precari.

A ulteriore dimostrazione dello stretto rapporto fra precarietà e mobbing, le caratteristiche del mobbizzatore: in genere è il capo (bossing), nell’87,6% dei casi (mobbing verticale), ma c’è anche il cosiddetto mobbing orizzontale o trasversale, che riguarda chi si sente vittima dei propri colleghi (39,2%) e che riguarda più spesso i precari.

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